Sembrerebbe una guerra tra poveri, ma non è così. È una contrapposizione dura tra un gruppo di lavoratori che vogliono guadagnare bene, anche lavorando molto, e chi vorrebbe mettere loro dei bastoni nelle ruote. Impresa pericolosa considerando che stiamo parlando dei rider, i ciclo fattorini che ci portano da mangiare a casa: e se qualcuno gli mette un bastone tra le ruote finiscono a terra e si fanno male. Ma andiamo per gradi.
Nei giorni scorsi è nato un nuovo sindacato, del tutto autonomo dalle centrali confederali. È lo Snar, il Sindacato nazionale autonomo dei rider, che all’inizio della settimana, appena nato, contava 800 iscritti e sedi di rappresentanza a Roma, Milano, Torino e Firenze. Non risulta che ci siano altri sindacati di questa categoria, ma il governo, quello gialloverde, ha trattato a lungo con diversi loro rappresentanti nell’ultimo anno, sia pure con alterne fortune. Tanto hanno trattato, sentendo anche i sindacati confederali, che alla fine è stato emesso un decreto-legge pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 4 ottobre e, in quanto appunto decreto-legge, entrato immediatamente in operatività, salvo l’essere trasformato in legge nei sessanta giorni previsti.
Un decreto che non è piaciuto ai rider, o a un gruppo di loro, che per combattere contro questo decreto hanno costituito il loro sindacato. Non è piaciuto che il decreto fissi un minimo retributivo orario e soprattutto stabilisca che il cottimo può essere applicato, ma deve essere “non prevalente”. Una norma che secondo il legislatore servirebbe a dare garanzie a una categoria considerata “particolarmente debole”, ma che viene respinta da chi debole e oppresso non si sente proprio.
Da due interviste che Il diario del lavoro ha pubblicato in questi giorni ad altrettanti giovani che fanno parte di questo gruppo di rider ‘’ribelli’’ – così li abbiamo definiti- è facile evincere che non si sentono minimamente sfruttati: amano il loro lavoro, lavorano molto, ma guadagnano bene, e soprattutto non vogliono cambiare. Nicolò Montesi, uno di loro che svolge anche il compito di portavoce, ci ha spiegato che lavora mediamente dieci ore al giorno per sei giorni la settimana. Tanto? A lui non sembra, ritiene che se, per esempio, avesse un suo negozio, starebbe con la saracinesca alzata anche di più. E poi, alla fine del mese porta a casa 2.500 euro lordi, che diventano 2.000 pagate le tasse. Si può obiettare che non ha un futuro, che non potrà lavorare tutta la vita così? Certamente. Ma Nicolò ha 22 anni, non guarda troppo lontano, gli basta che con quei 2.000 euro adesso possa prendersi casa insieme alla sua fidanzata, che continua a studiare. Poi, chissà, magari tra qualche anno faranno il cambio, lei avrà un lavoro e lui potrà tornare a studiare. Importante è essere liberi e non vedersi tarpate le ali non si sa da chi.
I rider ‘’ribelli’’ si autodefiniscono i ‘’veri rider’’, e spiegano che gli altri, quelli che hanno trattato col governo, non sono i veri rappresentanti della categoria, perché si tratta di persone che fanno poche, pochissime corse. Non sarà vero, ma è certo che con le disposizioni del decreto-legge nessuno guadagnerebbe più le cifre che finora i rider come Nicolò hanno portato a casa; e il loro sogno, quale che sia, per Nicolò quello di mettere su casa con la sua fidanzata, finirebbe nel nulla.
Anche i ‘’ribelli’’, però, ammettono che c’è comunque tanto da migliorare. Si potrebbe migliorare l’assicurazione che ciascuno di loro già ha, si potrebbe fissare un salario minimo per le ore in cui si è a disposizione ma non si ricevono chiamate, si potrebbero organizzare corsi di sicurezza stradale, avere maggiore trasparenza sui sistemi di pagamento. Ma soprattutto, non vogliono perdere la loro libertà, non vogliono dover rinunciare a questo lavoro che apprezzano. Anche perché un altro lavoro non è facile da trovare e forse non sarebbe comunque soddisfacente. Nicolò ci racconta che prima di essere un rider era direttore di sala in un ristorante: “Mi pagavano 900 euro, di cui la metà in busta paga, l’altra metà in nero”.
I sindacati confederali non credono a queste proteste, dicono che solo il contratto nazionale può portare benefici reali, per tutti senza distinzioni. Forse la differenza è proprio questa, che questi ragazzi vogliono essere un po’ diversi, vogliono lavorare tanto e guadagnare tanto. Ma possiamo davvero fargliene una colpa? Parliamo tanto del sindacato che non riesce a stare dietro ai giovani, si dice sempre che la gig economy è una prateria difficile da percorrere e in cui orizzontarsi: beh forse sarebbe il caso di dar loro stavolta fiducia, di ascoltare le loro ragioni e di lasciar loro la libertà che vanno cercando. Altrimenti davvero sarebbero persi e a trovarsi impoverite sarebbero proprio le confederazioni.
Massimo Mascini
Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).
Contrattazione
Questa settimana è stato sottoscritto l’accordo per il rinnovo del contratto nazionale delle funzioni centrali della Pubblica Amministrazione. L’intesa prevede aumenti retributivi, tra tabellare e fondo integrativo, che vanno dai 426 euro per i dirigenti di prima fascia degli enti pubblici non economici (Epne) ai 350 dei ministeri, dai 275 euro per i dirigenti di seconda fascia degli Epne ai 209 dei ministeri, per arrivare poi a medici e professionisti. Introdotte anche tutele per le donne vittime di violenza e per i lavoratori che devono sottoporsi a cure salvavita o accudire i figli. Inoltre è stata firmata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale del comparto elettrico. Nel testo è previsto un aumento di 124 euro nel triennio, il rafforzamento del welfare contrattuale e sul tema dei diritti sociali è prevista l’estensione dei congedi parentali e dei permessi per la cura dei figli e la tutela dei minori stranieri non accompagnati. Ancora tra i sindacati di categoria e la Siae è stato siglato un documento che riapre le trattive per il rinnovo del contratto. Con l’accordo, spiegano i sindacati, è stato superato l’ordine di servizio del 27 settembre con cui la dirigenza Siae disponeva che, dal 1° ottobre 2019, i rapporti di lavoro con i propri dipendenti erano disciplinati dalle sole leggi e il codice civile. Infine, è stato firmato il contratto integrativo di CMB, la Società Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi. L’intesa prevede l’introduzione del premio di risultato, il rafforzamento delle relazioni sindacali e degli strumenti per il work-life balance, come lo smart working e la banca solidale delle ore. Sul fronte della formazione è prevista la costituzione di una commissione ad hoc. Per quanto riguarda il welfare si aumenta la previdenza complementare e i sostegni ai lavoratori con figli.
Analisi
Sebastiano Fadda affronta il tema della riduzione dell’orario di lavoro. Un argomento ‘’carsico’’, spiega Fadda, che appare e scompare nel tempo, sia nel dibattito politico, sia nell’attenzione degli studiosi. Di recente esso sembra rivivere una fase di attualità, anche perché riaffiora nelle linee programmatiche di alcune componenti della maggioranza di governo.
La nota
Fernando Liuzzi continua a seguire lo sciopero che vede contrapposti lo United Auto Workers, il potente sindacato americano dei metalmeccanici, e la General Motors. Dopo tre settimane di agitazione il sindacato, in una lettera inviata ai propri iscritti, fa sapere che le trattive con il maggior costruttore di Detroit vanno “di male in peggio”.
Interviste
Emanuele Ghiani ha intervistato Salvatore Mancuso, segretario generale della Flaei Cisl, sulle novità contenute nel contratto del comparto elettrico recentemente firmato.
Tommaso Nutarelli ha intervistato Giorgio Rembado, presidente della funzione pubblica della Cida, e Roberto Caruso, presidente delle funzioni centrali della Cida. I due dirigenti spiegano le linee guida generali e degli elementi distintivi del nuovo contratto delle funzioni centrali.
Il guardiano del faro
Marco Cianca parla dello stato economico e sociale del paese, caratterizzato dall’assoluta incertezza, dove le manovre di bilancio vengono annunciate come la panacea di tutti i mali, salvo poi accorgersi che nulla migliora. Rimane la disoccupazione, gli investimenti pubblici non decollano, non c’è una visione strategica del futuro. E anche gli appelli dei sindacati sembrano cadere nel vuoto.
I blog del Diario
Gaetano Sateriale ci parla del dietro le quinte del premio letterario LiberEtà, nato più di vent’anni fa e rivolto a scrittori esordienti di ogni età.
Aldo Amoretti spiega come le proposte “cervellotiche” della politica per gestire il lavoro delle badanti potrebbero causare grossi problemi alle famiglie che vi fanno ricorso. Un problema che per Amoretti sarebbe evitato se il legislatore ascoltasse chi rappresenta le famiglie e i loro dipendenti.
Giuliano Cazzola ricorda Franco Salvatori, scomparso di recente a Roma. Socialista, Salvatori è stato per anni componente dell’Ufficio internazionale della Cgil, dove ha curato i rapporti con i sindacati della Germania. Ancora Cazzola, prende spunto dalla recente assemblea di Assolombarda per sottolineare la coerenza del presidente Carlo Bonomi: il quale, afferma Cazzola, ha avuto il coraggio di attaccare il governo giallo verde quando tutti correvano sul carro dei vincitori, e oggi, se pure apre un credito al Conte Bis, non dimentica che “il governo che doveva cancellare la povertà ha invece riconsegnato il paese alla stagnazione”.
Paolo Pirani interviene sul tema industria-ambiente, sostenendo come le politiche industriali e quelle di sistemazione ambientale non possano prescindere né dall’ascolto di quanto la società civile trasmette alla politica né dai comportamenti dei corpi intermedi che accumulano informazioni, esperienze, “idee quanto mai utili se si vuole davvero avviarsi verso una svolta”.
Diario della crisi
È stato confermato per il 13 e il 14 ottobre lo sciopero dei sindacati del trasporto Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Viabilità e logistica nei confronti di Autostrade e del ministero dei Trasporti. I sindacati chiedono che “alla luce del mutato scenario nel settore con concessioni scadute o in scadenza, la necessità inderogabile di definire, nell’ambito del ccnl, una clausola sociale che tuteli i lavoratori rispetto alla continuità occupazionale e una clausola contrattuale che sancisca l’applicazione dello stesso contratto e conseguentemente il mantenimento dei trattamenti economici e normativi”.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare la nota mensile dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana e le stime sul commercio al dettaglio. Inoltre è presente il Rapporto di previsione economica del Centro Studi di Confindustria, il documento elaborato dalla stessa Confindustria e dal Consiglio dell’ordine dei commercialisti “Imprese e Commercialisti per un fisco più semplice” e il testo dell’ipotesi di contratto collettivo del personale dell’area funzioni centrali. Infine, nell’ambito delle audizioni al Parlamento sulla nota di aggiornamento al Def, sono presenti gli interventi del Cnel, di Bankitalia, della Corte dei Conti e dell’Ufficio parlamentare di bilancio.