Siamo finalmente arrivati al voto. Domenica anche gli italiani si recheranno alle urne per scegliere i parlamentari europei espressi dal nostro paese. La campagna elettorale è stata molto dura, ma non poteva essere altrimenti considerando le forze in gioco, quanto siano antitetiche tra loro, soprattutto per quanto si riferisce proprio al destino dell’Europa. Ma l’occhio è rivolto da tutti soprattutto alle conseguenze che questo voto avrà per il nostro paese, perché, anche se Matteo Renzi ha detto che, salvo il caso di risultati clamorosi, non si dimetterà nemmeno se gli elettori dovessero castigare il suo partito, è evidente che la risposta degli elettori non potrà non avere conseguenze per gli equilibri politici italiani. Ma adesso la cosa più importante è che si vada a votare, che il numero degli astensionisti sia inferiore alle previsioni, molto basse. Per questo assume valore l’appello lanciato da Susanna Camusso con un video, che è possibile guardare anche su Il diario del lavoro, con il quale la segretaria generale della Cgil invita tutti gli elettori ad andare a votare.
Del resto, il futuro, dell’Italia, delle relazioni industriali, del sindacato, tutto resta avvolto in una nube oscura nella quale non si intravede granché. Il diario del lavoro ha proseguito anche questa settimana le interviste a vari esponenti sul mestiere del sindacato, in pratica sul futuro delle relazioni intermedi, in difficoltà con la scomparsa delle concertazione. Questa settimana sono stati intervistati la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, un lungo e glorioso passato nel mondo del lavoro, e Luciano Pero, che insegna al Politecnico di Milano, grande esperto di organizzazione del lavoro. Ed è emerso con sempre maggiore chiarezza come il futuro del sindacato si giocherà essenzialmente in fabbrica. Dobbiamo imparare a studiare e capire, dice la Fedeli, i cambiamenti che sono avvenuti nel mondo del lavoro e nell’economia globalizzata, perché tutto è mutato e non è possibile non fare tesoro di questi cambiamenti. Ma soprattutto dobbiamo renderci conto che, se l’interlocuzione con le istituzioni è sempre più difficile, è ai luoghi di lavoro che si deve fare riferimento. Il problema principale del nostro paese, spiega Pero, è la caduta della produttività, dovuta soprattutto al fatto che almeno da 15 anni di innovazione se ne è fatta davvero poca. Ma siccome l’organizzazione del lavoro è ormai tale per cui l’innovazione si può fare solo con il coinvolgimento dei lavoratori, è questo il passo indispensabile da fare. Un coinvolgimento che si può fare senza il sindacato, se l’impresa si rivolge direttamente ai lavoratori, oppure con la mediazione del sindacato. Questa seconda ipotesi, afferma Pero, è però largamente preferibile, come dimostrano molti esempi che lui cita.
Fabbrica, quindi. La classe operaia, la mitica classe operaia non aspetta del resto altro che di essere coinvolta. Un bel video registrato dalla Fim Cisl, che è possibile vedere anche su Il diario del lavoro, ha raccolto il parere di numerosi operai delle fabbriche Fiat di tutta Italia sul funzionamento del Wcm, il sistema operativo adottato in queste fabbriche: e tutti indistintamente si sono detti pronti a collaborare per l’attuazione e il miglioramento del sistema. Non hanno lesinato critiche al Wcm, ne hanno messo in luce i difetti, ma tutti si sono detti pronti a una collaborazione molto stretta con impresa proprio sull’organizzazione del lavoro.
E’ un’indicazione importante, che dimostra come la conflittualità, che esiste ancora, appartenga al passato, non certamente al futuro delle relazioni industriali. Nessuno, del resto, nega il conflitto, che è motore importante di cambiamento, come ci insegnava tanti anni fa Ettore Massacesi, che le fabbriche e il sindacato li conosceva bene, importante è che il conflitto resti sempre uno strumento e non sia il fine del sindacato. Chi ancora lo predica è destinata a restare indietro, isolato. La partecipazione è il futuro. Ancora incerto, naturalmente, perché sono tante le resistenze, ma è lì che bisognerà andare a parare, è questo il futuro delle relazioni industriali. È così, del resto, che ci piace interpretare il fatto che l’80% dei dipendenti dell’Electrolux abbia votato a favore dell’accordo raggiunto per mantenere in Italia gli stabilimenti del colosso svedese degli elettrodomestici.
Il futuro dell’industria appare comunque meno nero di quanto non si pensasse. Il Rapporto dei settori industriali, l’annuale analisi di Intesa San Paolo e Prometeia, ha reso noto infatti che il fatturato dell’industria manifatturiera crescerà quest’anno dell’1,5% e che nei prossimi quattro anni il ritmo di crescita dovrebbe essere del 2%. Il che permetterà di recuperare nel giro di un quinquennio 80 miliardi di euro di fatturato sui 180 persi tra il 2007 e il 2013. Nel 2018 il fratturato dell’industria italiana sarà solo dell’115 inferiore rispetto al 2007. È un altro segnale della risalita dell’industria dal baratro della crisi. Continua però a mancare ancora una vera politica industriale, assente dal nostro paese da troppi anni. Non è un caso de i sindacati dei metalmeccanici, Fiom, Fim e Uilm, questa volta insieme, hanno chiesto con urgenza la convocazione da parte del ministero dello Sviluppo di un tavolo dove discutere di siderurgia, soprattutto del destino della produzione a ciclo continuo, in grave rischio.
Guardare con attenzione alla fabbrica non deve però distogliere il sindacato dal dialogo con le istituzioni. Fabiana Palombo de Il diario del lavoro non a caso ha intervistato in questa settimana Mario Bertone, segretario generale della Cisl di Roma e del Lazio, e proprio lui ha sottolineato l’attenzione che il sindacato deve dare al dialogo con le istituzioni. Il comune di Roma, ha detto Bertone, non sembra intenzionato a discutere con i sindacato, per esempio, dell’opportunità di rivedere i canoni della pressione fiscale nella capitale, ma noi andiamo avanti lo stesso, perché lo riteniamo giusto, perché così si difendono gli interessi dei lavoratori.
Contrattazione
Poca contrattazione nella settimana precedente le elezioni. Da segnalare l’accordo che è stato siglato tra Confcommercio e i sindacati del settore sulla detassazione del salario accessorio e il ritiro da parte della Ideal Standard di 400 licenziamenti che erano stati minacciati nel sito di Orcenigo.
Opinioni
E’ firmato dal professore Roberto Voza un’opinione che riporta alcuni spunti di riflessione sul libro recentemente scritto da Giovanni Pino sulla figura di Gino Giugni, soffermandosi in particolare sui temi del conflitto collettivo.
Note
Due note sono state pubblicate da Il diario del lavoro. La prima, firmata da Massimo Mascini riferisce della presentazione di un libro sulla figura di Luigi Lucchini alla quale ha partecipato tra gli altri anche l’ex amministratore delegato della Fiat Cesare Romiti. La seconda, firmata da Fernando Liuzzi, riferisce invece in merito alla decisione dei sindacati metalmeccanici di chiedere un tavolo per discutere del futuro della siderurgia.
Documentazione
E’ possibile consultare su Il diario del lavoro il testo dell’accordo Electrolux, il testo della legge sul lavoro approvato dalle Camere, il messaggio che Laura Boldrini, presidente della Camere dei deputati ha voluto inviare alla celebrazioni del quindicesimo anniversario della barbara uccisione di Massimo D’Antona e quello del discorso che nella stessa occasione ha pronunciato la segretaria confederale della Cgil Serena Sorrentino. Sempre su Il diario del lavoro il testo del disegno di legge sul piano casa e il verbale dell’accordo per la Ideal Standard.