Settimana confusa, caotica, scandita dalla ‘’guerra degli emendamenti’’ – oltre 8.000- sulla riforma del Senato; con le opposizioni che danno vita a una “strana minoranza’’ -dai Cinque Stelle alla Lega, da Vendola alla Meloni- e salgono al Quirinale per protestare contro la “prepotenza” parlamentare della maggioranza di Matteo Renzi; e con la maggioranza, e lo stesso Renzi, che tengono duro, durissimo: ‘’niente ricatti’’, dice il premier, la riforma si voterà entro l’8 agosto, come da calendario, altrimenti la strada e’ una sola: ritorno alle urne, voto anticipato.
Una vicenda ormai surreale quella del Senato, che straripa sulle pagine dei quotidiani, nei talk, nei Tg, mettendo in ombra altri fatti, gravissimi, di questi giorni: la guerra Israele-Palestina, i morti a Gaza, il treno dell’orrore che riporta in patria, in Olanda, le oltre 200 vittime del volo passeggeri abbattuto da un missile in Ucraina.
E tanto più in secondo piano, forse addirittura in terzo, finiscono le notizie economiche, una peggiore dell’altra. Tutti gli osservatori, nazionali e internazionali, come il FMI, dicono che la ripresa, in Italia, non c’e’ e non ci sarà; non a breve, comunque. La crescita del Pil, se di crescita si puo’ parlare, sarà dello 0 virgola qualcosa, e ringraziamo il cielo che non ci sia, ancora, di nuovo, il segno meno davanti. La Confindustria diffonde un rapporto sugli effetti della crisi nel mezzogiorno (ne diamo notizia dettagliata nel Diario) e ne emerge che si sono persi, nelle nostre regioni meridionali, 600 mila posti di lavoro. Cgil Cisl e Uil, unitariamente, scendono in piazza davanti a Montecitorio, per reclamare il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, senza i quali altre 500 mila persone, tra breve, avranno perduto oltre al lavoro anche la sussistenza minima. E ancora, su e giù per il paese si accendono nuovi focolai di crisi. L’ultima, in ordine di tempo, e’ quella di Gela, dove l’Eni intende smobilitare la raffineria, prima ‘’puntata’’ di una più complessiva dismissione che riguarderebbe tutto il settore della chimica e la raffinazione. Lunedì prossimo a Gela si terrà uno sciopero generale, anche questo unitario, mentre il giorno dopo ci sarà quello nazionale degli addetti Eni, 30 mila persone.
E ancora, lunedì sarà forse la giornata decisiva per la sorte di Alitalia, e anche qui l’esito e’ tutt’altro che scontato. Etihad non ha gradito il disimpegno della Uil dall’accordo sulla riduzione dei costi, firmato, invece, dagli altri sindacati: e fa sapere che o si ottiene l’adesione di tutti, o grazie tante, non se ne fa niente. Una posizione che, sinceramente, appare un po’ tirata per i capelli. Resta il fatto, però, che al referendum indetto dai sindacati sull’accordo hanno partecipato poco più di 3mila aventi diritto su 13 mila totali, dando spunto alla Uil per sostenere che l’accordo non e’ valido. Al contrario, affermano Cgil e Cisl, il protocollo sulla rappresentanza specifica la validità dei referendum a prescindere dal quorum. Dettagli, si direbbe; se non fosse che anche ai tempi del poi saltato accordo con Air France, le divisioni nel sindacato ( la Cgil, in quel caso) costituirono un comodo alibi per nascondere ben altre debolezze. Stavolta, l’anello debole parrebbe essere Poste Italiane, che in primo tempo aveva assicurato la propria partecipazione all’aumento di capitale, poi ritirata dal nuovo A.d. Francesco Caio, insediato dal Governo appena due mesi fa. Sta di fatto che se non si trova una soluzione in fretta ad Alitalia non resta che il fallimento: nei giorni scorsi, non a caso, Roberto Colannino ha ventilato l’ipotesi di portare i libri contabili in Tribunale.
Tra tante pessime, inquietanti notizie, non c’è dunque da stupirsi se passa come una buona il ‘’varo’’ del relitto della Costa Concordia, ora in viaggio verso Genova dove verrà smantellato. Trenta mesi ci sono voluti, dal giorno del naufragio al Giglio, per trovare una soluzione: difficile dunque suonare la grancassa e parlare di un ‘’successo italiano’’, come invece si osserva in questi giorni sui media; ma di questi tempi cupi, non si può guardare troppo per il sottile.
Contrattazione
Malgrado le ferie incombenti non si arrestano gli accordi. Nel settore alimentare è stato siglato un protocollo per la promozione della responsabilità etica e sociale nella filiera del conserviero-pomodoro da Anicav e Aiipa con Fai, Flai e Uila. È stata inoltre trovata una intesa alla Thales Alenia Space Italia, con la revoca della Cig per 350 addetti, alla Coop Cesi, dove la Cig straordinaria verrà erogata a rotazione a 403 lavoratori, e alla Alcatel Lucent, sempre sulla Cigs. . Accordo anche alla Ideal Standard, dove sono stati scongiurati 400 licenziamenti, e alla Sammontana, dove è stato firmato l’integrativo che prevede un incremento nel triennio di 600 euro, contro i 900 inizialmente richiesti. È invece saltato il tavolo del rinnovo contrattuale alla Biesse: l’azienda ha abbandonato il confronto sul punto della flessibilità oraria.
Maurizio Ricci spiega, cifre alla mano, che la vera flessibilità richiesta dalle aziende è quella su orario e mansioni, più che sui licenziamenti liberi. Fernando Liuzzi traccia invece la mappa di Democrazia e lavoro, la nuova corrente di minoranza nata in Cgil il 18 luglio. Maurizio Landini non fa parte della nuova aggregazione ma ne è l’interlocutore privilegiato
La nota
Ancora Liuzzi riassume la vicenda dell’Alcoa di Porto Vesme, partendo dall’ennesimo tentativo di salvataggio affidato a un gruppo svizzero, poi saltato, fino alle nuove possibilità che potrebbero aprirsi.
Documentazione
Nella sezione pubblichiamo: la locandina e il programma del Labour Film Festival, il rapporto Istat sulle retribuzioni contrattuali di giugno , la Congiuntura flash del Centro Studi Confindustria e l’accordo integrativo 2014 della Sammontana.