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Home - Newsletter - Newsletter – 6 settembre 2019

Newsletter – 6 settembre 2019

6 Settembre 2019
in Newsletter

Siamo stati tutti col fiato sospeso per settimane aspettando la fine della crisi di governo. Adesso è passata, ma ci dobbiamo abituare a questo stato d’animo, perché passeremo i prossimi mesi, forse anni, a spiare gli eventi, trepidando per ciò che di terribile potrebbe accadere. L’alleanza che si è formata con questo nuovo governo, infatti, è anomala e rischiosa, esposta a tutti i venti, che sono molto forti e rischiano di sbattere questa fragile navicella contro gli scogli. Troppe divisioni, troppa abitudine all’insulto, troppe distanze ideologiche, anche con chi un’ideologia non ce l’ha e nemmeno vorrebbe averla.

Dobbiamo abituarci a vivere pericolosamente, sapendo però che questa potrebbe essere anche una grande e felice avventura. L’occasione che si presenta a questo Conte2 infatti è ghiotta. C’è la possibilità di rimettere in sesto l’economia, di far ripartire il lavoro, quello vero, non quello drogato dalle false partite Iva, ci sono da superare barriere e divisioni così forti che sembrano (e forse lo sono) invalicabili. Nord e Sud, ricchi e poveri, precari e lavoratori stabili. Sono tanti i contrasti che affliggono l’Italia, eppure questo nuovo esecutivo potrebbe anche farcela, forse non a superare quelle contrapposizioni, ma magari a cominciare a intaccarle. E già questo sarebbe un risultato importante.

Non è facile, ma il governo ha degli atout da giocarsi. I 5Stelle hanno mille difetti, ma almeno non hanno incrostazioni che li possano frenare fino a impedirgli di fare delle cose. Non hanno un passato, o quasi, possono costruirsi il futuro. Devono lasciare per strada alcune deviazioni che potrebbero essere pericolose, una cultura antindustriale di fondo, la mistica della decrescita felice, che tale proprio non è, un’opposizione preconcetta quanto non supportata idealmente antieuropea. Se cominciassero a guardare il mondo con occhi appena diversi potrebbero giocarsela. Dovrebbero essere ben guidati, ben consigliati, e questo è un problema, ma le speranze sono sempre le ultime a morire.

I Pd partono con qualche chance in più. Innanzitutto, perché sanno bene che questa è probabilmente l’ultima loro occasione per rilanciarsi, o poco ci manca. Se sai che non ci sono esami di riparazione, che gli elettori, anche i più affezionati, ti guardano con grande attenzione, sbagliare è colpa capitale. Le fratture degli anni passati hanno lasciato un vuoto pericoloso, soprattutto perché questo vuoto non è mai stato davvero riempito. Spinti all’opposizione da una sequenza di votazioni che li hanno umiliati, non sono stati capaci nemmeno di essere minoranza, annichiliti dalle difficoltà di prendere una decisione vera, strategica. Ma proprio perché sanno che questa è la partita della vita potrebbero trovare la forza per fare le cose giuste.

Certo, non è molto per avere fiducia nel futuro, ma anche queste poche cose potrebbero costituire una dote con la quale partire col piede giusto. Importante è che si faccia piazza pulita delle cattive abitudini, che non si ricorra più alle false notizie, quelle fakes news che hanno avvelenato l’azione (e il pensiero) del governo gialloverde, ai bracci di ferro per far vedere quanto si è bravi. Che si cominci invece davvero a guardare quali sono i problemi veri del paese e ad aggredirli con attenzione e metodicità.

Sul piano economico e sociale alcuni punti di base fanno sperare bene. Innanzitutto, non dovrebbero essere più sul tavolo due grossi problemi in grado di avvelenare qualsiasi alleanza, quelli del l’Ilva e della Tav. Su quest’ultima tutti i vertici grillini hanno più o meno accettato che la rinuncia costerebbe molto più che l’andare avanti con i lavori. La decisione della Commissione di portare il contributo europeo dal 40 al 55% delle spese totali è stata determinante. Dopo che sia Giuseppe Conte sia Luigi Di Maio hanno affermato che indietro non si torna, è difficile che si ricominci col No Tav. Anche perché se la Lega era per il sì, e questa pesava verso la scelta definitiva, il Pd non è certo meno deciso a proseguire. Lo stesso vale per l’Ilva, dopo che è stata rimessa in piedi una sorta di immunità penale per gli amministratori della ArcelorMittal: non è proprio quella che avevano al momento della definizione dell’acquisto del gruppo, ma è comunque in grado di dare alcune sicurezze di base, che è quello che gli amministratori chiedevano. Resta l’ostacolo, forte, del 2° altoforno che dovrebbe essere spento per ordine della magistratura, ma si spera in un accordo anche su questo piano.

Anche sul piano sociale c’è qualcosa che fa ben sperare. Il primo punto è la volontà dichiarata dei due partiti di governo di procedere a una sostanziosa riduzione del cuneo fiscale. È quanto rivendicavano i sindacati, lo volevano gli imprenditori, anche il governo gialloverde non era contrario: adesso si dovrebbe procedere in questa direzione. Nemmeno lo scoglio del salario minimo legale dovrebbe costituire un problema, perché se è vero che i grillini hanno messo Nunzia Catalfo al Lavoro, e proprio lei era la prima firmataria del disegno di legge su questa materia, c’è da dire che sembra acquisito che il salario di base per ciascuna categoria sia quello indicato dai contratti di lavoro, che è quanto chiedevano sia i sindacati che le associazioni imprenditoriali.

Ancora, questo governo non sembra orientato a tenere in vita la disintermediazione, che è perniciosa perché spinge le parti sociali all’opposizione e la loro contrarietà non è mai foriera di stabilità dei governi che la praticano. I 5Stelle l’hanno teorizzata a lungo, poi però, negli ultimi tempi, hanno cambiato strada ed è stato tutto un fiorire di incontri a Palazzo Chigi. In buona parte dettati dalla necessità di stoppare le avances un po’ ingombranti di Matteo Salvini, ma comunque tali da costituire un precedente. E certo non sarà il Pd di Nicola Zingaretti a tenere lontani i sindacati. Sempre per le stesse ragioni dovrebbe vedere la luce la famosa legge sulla rappresentanza, che consentirebbe di rendere finalmente applicabili le regole sulla contrattazione che sindacati e Confindustria misero a punto ormai cinque anni fa e non riuscirono mai ad applicare. Regole che cambierebbero totalmente il sistema della contrattazione, avviandola su sentieri molto più praticabili e forieri di buoni accordi.

Insomma, alcune premesse ci sono e potrebbero pesare per l’immediato futuro. Poi, è evidente, può succedere di tutto, anche domattina, ma è chiaro che l’interesse, a breve e nel medio periodo, dei due partiti che hanno formato il governo è quello di durare. Almeno fino al 2022. E non è poco.

Massimo Mascini

 

Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).

 

Contrattazione

L’assemblea dei delegati di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, ha dato mandato oggi a Roma alle segreterie nazionali di riprendere la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale energia e petrolio e ha confermato il giorno 18 settembre come prossima data in cui affrontare il negoziato contrattuale in forma plenaria. Anche nell’area delle funzioni centrali riiniziano gli incontri tra le parti per il rinnovo del contratto nazionale. Le Confederazioni Cida, Codirp, Confedir e Cosmed hanno sottolineato la necessità di superare i problemi accumulati negli ultimi 8 anni di vacanza contrattuale. Inoltre questa settimana è stato firmato l’accordo di Cassa Integrazione Straordinaria per i lavoratori portuali del Terminal Container di Cagliari.

 

La nota

Fernando Liuzzi fa il punto sulle date che contraddistingueranno il denso calendario metalmeccanico nel mese di settembre. Sempre Liuzzi ci parla di come con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge “Disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali” siano state ripristinate, per i dirigenti, di ArcelorMitall, le tutele legali durante l’attuazione del piano ambientale per il risanamento dell’ex-Ilva. La nuova norma, anche se concepita dal primo governo Conte, sembra precorrere gli indirizzi industriali del nuovo esecutivo.

Nunzia Penelope spiega le novità positive presenti nel programma del governo Pd-5 Stelle su economia e lavoro. La nomina di Gualtieri al dicastero di via XX Settembre, afferma Penelope, ci mette al sicuro sul fronte conti pubblici e Ue, mentre su salario minimo e rappresentanza si va finalmente incontro alle richieste dei sindacati. Positiva anche la proposta di una legge per la parità salariale di genere.


Interviste

Emanuele Ghiani ha intervistato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, in merito alla vertenza dell’Ex-Ilva di Taranto, per chiedergli a che punto sono arrivati nelle trattative e quali sono i problemi e le prospettive del sito tarantino.

Tommaso Nutarelli ha intervistato il segretario generale della Uiltec, Paolo Pirani, per parlare dei rinnovi contrattuali imminenti che la categoria dovrà affrontare, all’insegna di un cambiamento strutturale e tecnologico che stanno vivendo diversi settori.


Analisi

Alessandra Servidori presenta uno studio del Dipartimento tematico per le politiche economiche, scientifiche e di qualità della vita dell’Ue dove si mostra il divario di genere pensionistico presente nei vari paesi europei.

Michele Buonerba spiega come il cambiamento che la rappresentanza sociale del XXI secolo sta vivendo non sta avvenendo nei numeri, ma nelle modalità. Rispetto al passato si paga la quota sociale ma non si partecipa attivamente alla vita del sindacato. Non si prende parte ai congressi, alle trattative, alle manifestazioni e né tantomeno si sciopera in massa.

Luigi Agostini ricorda Sergio Garavini uno tra i più importanti dirigenti comunisti della Cgil del dopoguerra, secondo Agostini. Uno dei momenti più importanti del pensiero di Garavini, spiega Agostini, è la cosiddetta svolta di Chianciano, della quale oggi la Cgil è in gran parte figlia. 


I blog del Diario

Giuliano Cazzola riprende le fila della politica italiana dopo la pausa estiva. All’inizio di settembre, afferma Cazzola, ben pochi si sarebbero aspettati un confronto tra Pd e M5S e la nascita di un governo giallo-rosso, alle soglie di una manovra molto difficile, sotto il fuoco incrociato ed irresponsabile delle forze sovranpopuliste.

Tommaso Nutarelli analizza le difficoltà e le contraddizioni dell’alleanza tra Pd e 5 Stelle.


Il guardiano del faro

Marco Cianca descrive il terrore, l’angoscia, il dolore e la follia che agitano il mondo odierno. Il pianeta è minacciato così come la libertà, e le persone fuggono da guerra e fame. Per Cianca, in tutto questo, la politica nostrana sta offrendo uno spettacolo desolante.


Diario della crisi

Questa settimana è stato indetto lo sciopero degli gli addetti alla vigilanza nei siti aeroportuali. La mobilitazione, promossa dai sindacati di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs, per sollecitare il rinnovo del contratto nazionale della Vigilanza Privata e dei Servizi Fiduciari scaduto nel 2015. La Slc-Cgil di Bologna fa sapere che Sky ha deciso di chiudere, dal 1° settembre, le sedi regionali di SkyTg24. A rischio 46 lavoratori.


Documentazione

Questa settimana è possibile consultare il testo del programma di governo Pd-5Stelle, il documento della piattaforma di Fim, Fiom e Uilm sul rinnovo del contratto e il testo dell’accordo integrativo di Luxottica. Inoltre è presente la congiuntura flash di Confindustria e i dati Istat sul commercio al dettaglio.

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