Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si appresta a pronunciare il suo settimo e ultimo discorso sullo stato dell’Unione. E, come ha fatto intendere la Casa Bianca nei giorni scorsi, l’intervento di stasera alle 21 di Washington, le 3 di domani notte in Italia, “non tradizionale”.
Tradotto, Obama, in quella che si preannuncia la sua ultima serata al centro dell’attenzione del suo Paese, “dirà all’America quello che secondo lui potrà diventare e darà ala sua impronta al futuro” scrive Politico. E ancora – per il New York Times – le sue parole dovrebbero dare “il tono” alla campagna elettorale per la Casa Bianca che sta entrando nel vivo.
Il fatto di non essere più candidato, nota la testata newyorkese, trasforma il presidente in una sorta di “spettatore vip” che può usare l’occasione per respingere gli approcci negativi che emergono nel dibattito verso il voto per la guida del Paese, “e sfidare il suoi aspiranti successori ad affrontare le questioni che ritiene prioritarie”. Secondo Politico, Obama non si getterà nella mischia del politica elettorale 2016, ma offrirà “un contrasto ottimistico e ambiziosi alla mentalità da apocalisse alle porte che caratterizza al corsa alle primarie repubblicane”.
Ma quali saranno i temi forti che il discorso del presidente dovrebbe toccare? Sicuramente si parlerà di Cuba e del processo di normalizzazione che continuerà per tutto il 2016 e oltre, dopo la storica decisione del dicembre 2014. Proprio per questo Obama al posto di parlare di speranza e cambiamento (marchi fondamentali delle sue politiche) parlerà di “cambiamenti ora” che possono essere portati a termine solo se gli elettori voteranno un presidente che darà continuità alle sue posizioni.
Un altro tema forte sarà di certo la chiusura del centro di detenzione di Guantanamo che secondo alcuni suoi consiglieri arriverà entro la fine della sua presidenza. Dello smantellamento del carcere di massima sicurezza di Cuba, Obama ne aveva parlato sin dalla sua prima campagna elettorale. Diversi esperti sostengono che se non riuscirà a lavorare con il Congresso per arrivare all’obiettivo, potrà usare il suo potere di commander in chief per trasferire gli ultimi prigionieri e chiudere Guantanamo.
Obama parlerà molto probabilmente di clima, una delle sue più grandi eredità, ma anche di controllo delle armi. Pochi giorni fa ha firmato alcuni ordini esecutivi per aumentare il controllo sulla vendita delle armi. E ancora nel corso di un’intervista ha detto che non appoggerà alcun candidato democratico che non presenti una agenda seria per ridurre la violenza causata dalle armi.
Il tema delle armi si riflette anche sugli inviti al discorso che come ogni anno vengono fatti dalla first lady Michelle Obama.
Ci saranno il governatore del Connecticut Dannel Malloy, da sempre schierato per leggi più severe, e Ryan Reyes, la cui compagna è morta il mese scorso nella strage di San Bernardino, California. Inoltre ci sarà un posto libero per porre omaggio ai morti delle stragi americane e di quella di Parigi. Tra gli altri invitati ci saranno anche un rifugiato siriano e un soldato di religione musulmana, un segnale forte contro l’islamofobia e al xenofobia alimentate dalla campagna di Donald Trump per le nomination repubblicana alla Casa Bianca. Ci sarà anche l’amministratore delegato di Microsoft, Satya Nadella, oltre a piccoli imprenditori, volontari, veterani e studenti.
Ma come scrive il New York Times i preparativi per lo stato dell’Unione hanno fatto emergere anche un altro elemento. la maggior parte dei cittadini non condivide la visione positiva della Casa Bianca sullo stato dell’America. In un sondaggio condotto da New York Times e Cbs News a dicembre, il 68% delle persone crede che gli Stati Uniti stiano andando nella direzione sbagliata, il peggior risultato in più di due anni. Molti sono delusi dai progressi della lotta contro il gruppo dello Stato islamico che di sicuro sarà un altro tema forte che domani sera Obama dovrà affrontare nel suo discorso.



























