Un 20enne italiano che inizi a lavorare oggi potrà andare in pensione solo a 71,2 anni e in tutta l’Ocse solo in Danimarca c’è una aspettativa di età di pensionamento futura più elevata. Tuttavia, la Penisola è paradossalmente uno dei Paesi a spendere di più su questa voce: ben il 16,3 per cento del Pil, sulla base dei dati 2013, peggio ha fatto solo la Grecia con il 17,4 per cento.
Lo si legge nel rapporto “Pensions at a Glance 2017”, pubblicato oggi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
L’Ocse rileva come si verificherà un aumento dell’età di pensionamento in metà dei Paesi membri, con sistemi che la agganciano all’aspettativa di vita in 6 casi tra cui l’Italia (oltre a Danimarca, Finlandia, Olanda, Portogallo e Repubblica Slovacca).
L’ente parigino ha stilato una graduatoria sulla futura età di pensionamento nella prospettiva di un 20enne che abbia iniziato a lavorare nel 2016. “Tre Paesi hanno future età di pensionamento che superano i 68 anni: Danimarca, Italia e Olanda”, si legge.
Il livello più alto in assoluto è rappresentato dai 74 anni della Danimarca, seguita dai 71,2 anni dell’Italia e dai 71 anni dell’Olanda. In più, in Italia, rileva ancora l’Ocse, coloro che entrano oggi nel mercato del lavoro avranno la possibilità di optare per una flessibilità in uscita unicamente dopo i 67 anni.
Ma l’avviso dell’Ocse all’Italia riguarda in particolare i divari tra l’età di pensionamento effettivo e l’età (teorica) di pensionamento legale, dato che nella media dei paesi Ocse fa salire la Penisola ai vertici della classifica.
In media, riporta l’Organizzazione per la cooperaioone e lo sviluppo economico nel suo rapporto, questo divario è pari a 0,8 anni per gli uomini e 0,2 anni per le donne, ma con considerevoli differenze tra Paese e Paese. “In Italia l’età di pensionamento degli uomini effettiva è di 4,4 anni più bassa rispetto all’età pensionabile”, si legge. E per le donne “l’uscita dal lavoro avviene a 61 anni a dispetto di una età di pensionamento di 65 anni e 7 mesi”.
Sulla penisola l’Ocse rileva che l’età di pensionamento anticipata sugli uomini risulta di 62,8 anni a fronte di una età di pensionabile di 66,6 anni, sulle donne queste voci sono rispettivamente 61,8 e 65,6 anni. Il divario massimo è rappresentato dai 5,3 anni tra età di pensionamento effettivo e età pensionabile che lo studio ha rilevato sulle donne in Belgio. L’estremo opposto è invece rappresentato dalla Corea del Sud, dove sia gli uomini che le donne mediamente lasciano il lavoro 11 anni dopo l’età pensionabile.
Infine l’Ocse riporta il persistere di un divario di genere a beneficio delle donne sull’età di pensionamento in 11 Paesi, ma nella maggior parte dei casi questo gap si colmerà progressivamente.
Nel rapporto, inoltre, l’Ocse ha rilevato che in Italia solo un lavoratore su 5 ha la copertura di uno schema di pensione integrativa. “In Italia – si legge – dal 2007 il Tfr dei lavoratori nel privati viene automaticamente conferito in fondi pensionistici, salvo che l’interessato faccia esplicitamente la scelta di lasciarlo in azienda. Nonostante questa norma, solo il 20% della popolazione in età lavorativa è coperto da uno schema pensionistico integrativo”.
E.M.



























