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Home - Primo Piano - Panzarella (Feneal-Uil), ecco come rendere il superbonus sostenibile

Panzarella (Feneal-Uil), ecco come rendere il superbonus sostenibile

di Tommaso Nutarelli
24 Febbraio 2023
in Interviste
Panzarella (Feneal-Uil), ecco come rendere il superbonus sostenibile

Vito Panzarella, segretario generale della Feneal, il sindacato degli edili della Uil, in questa intervista al Diario del lavoro fa il punto sulla decisione del governo di bloccare il superbonus, indicando quali soluzioni sono subito attuali per risolvere il problema dei crediti incagliati. La misura, spiega Panzarella, deve essere ridisegnata affinché sia sostenibile per la finanza pubblica e fruibile per i redditi più bassi.

Panzarella quali sono i rischi con lo stop al superbonus?

Con il decreto 11 del 16 febbraio il governo ha stoppato improvvisamente il superbonus, non avendo previsto, per il momento, nessuna fase transitoria e dimostrando poca attenzione alle politiche ambientali ed energetiche, con serie ripercussioni per il mondo delle costruzioni. Secondo i nostri calcoli c’è il pericolo che si perdano 100mila posti di lavoro.

Come si sta svolgendo il confronto con l’esecutivo e qual è il primo problema da risolvere?

Ribadiamo che il governo ha avviato il dialogo con le banche e le aziende, ma non con noi del sindacato che tutti i giorni stiamo in cantiere e conosciamo bene i problemi reali del settore. Noi speriamo in confronto a tutto campo per mettere in sicurezza il lavoro e l’ambiente. Intanto abbiamo incontrato i gruppi parlamentari di Pd e 5 stelle. Il tema prioritario è sicuramente quello dello sblocco dei cosiddetti crediti incagliati, ossia i crediti che sono in pancia alle aziende e che oscillano tra 15-19 miliardi. Questo sta mettendo a rischio circa 25mila imprese e anche le banche affermano di essere sature di crediti, anche se le nostre stime ci dicono altro.

Che soluzioni sono percorribili nell’immediato?

Le soluzioni a breve termine per risolvere la situazione possono essere diverse. Una è sicuramente quella che si sta discutendo in questi giorni e che riguarda la possibilità di compensare i crediti usando le tasse raccolte dalle banche con gli F24. Un’altra strada è la cartolarizzazione dei crediti, ma questa è un’opzione più lunga.

Avete incontrato Pd e Cinque Stelle. Che cosa è emerso?

Nel confronto con Pd e Cinque Stelle abbiamo fatto presente che, nonostante il nostro essere favorevoli al superbonus, si tratta di una misura che, così come è stata pensata, alla lunga non è sostenibile per la finanza pubblica. Su questo il 1° di marzo vedremo anche la Lega. Il cambiamento che si deve realizzare è il passaggio da una misura pensata in un momento di emergenza, per dare ossigeno all’economia, a una misura sostenibile e strutturata nel tempo che favorisca i redditi più bassi, coloro cioè che vivono nelle case e nei condomini più bisognosi di interventi di riqualificazione

Dove si è inceppato il meccanismo?

Sicuramente l’aver posto delle tempistiche così stringenti ha causato difficoltà nel trovare sia alcuni materiali sia la manodopera che le competenze necessarie per portare a termine tutti i lavori. Ha innescato una dinamica speculativa, con una lievitazione esagerata dei prezzi, attirando nel settore edile migliaia di nuove aziende, assolutamente non strutturate e solamente in cerca di profitti. Invece la misura, anche se rivista, deve essere mantenuta soprattutto per le fasce di popolazione meno abbienti che non hanno la possibilità di anticipare i crediti, ed avere scadenze più lunghe.

In che modo si può ripensare la misura per renderla fruibili ai redditi più deboli?

Come prima cosa si può pensare di erogare i bonus in base all’Isee. Secondo le nostre stime con un ISEE inferiore ai 30mila euro, ad esempio, la spesa per lo stato finirebbe per aggirarsi tra i 10 e 15 miliardi all’anno. Inoltre esclusivamente per i redditi bassi si potrebbe prevedere la possibilità da parte di CDP e/o altri soggetti pubblici di anticipare la parte delle somme non coperta dai vari tipi di incentivi, su prezzi predeterminati di mercato da recuperare poi attraverso i risparmi in bolletta. Dobbiamo capire che chi ha di meno vive in abitazioni non sostenibili sotto il versante energetico e non ha la forza economica per intraprendere la riconversione green. Inoltre, per fare un esempio, se una persona può detrarre da un lavoro di ristrutturazione 20mila euro, ma paga 10mila euro di tasse all’anno perché ha un reddito medio basso, i restanti 10mila euro andranno sicuramente persi.

Venendo alla direttiva europea sul miglioramento energetico delle abitazioni, l’Italia riuscirà a rispettare i tempi?

I tempi sono assolutamente stretti e non percorribili. Contemporaneamente si devono mettere a terra anche le risorse del Pnrr. Ma il tema è centrale e il nostro Paese ha un’enorme necessità di riconvertire e riqualificare il proprio patrimonio edilizio pubblico e privato tra più energivori del continente. Per attuare però un vero efficientamento energetico delle abitazioni serve un modello come quello del Piano nazionale di ripresa e resilienza con risorse e tempi certi, perché, ancora una volta, sarebbero i redditi più bassi a rimanere indietro. Occorre dare strutturalità agli incentivi pubblici di riqualificazione edilizia, messa in sicurezza, efficientamento e risparmio energetico, consapevoli dell’importante effetto moltiplicatore che ogni euro speso nella filiera delle costruzioni genera: in termini di occupazione, aumento del PIL.

A che punto è il settore nella road map della transizione green?

La transizione green rappresenta il futuro ed il nostro settore non può che esserne protagonista, anche se, caratterizzato com’è da un’estrema frammentazione elevata, con il 90% delle imprese che non supera i 9 dipendenti, sembra ancora avere molte difficoltà. Le nuove tecniche costruttive, i nuovi materiali, gli obiettivi su sostenibilità ed innovazione richiedono un forte investimento sui lavoratori e sulla crescita dimensionale delle aziende. Serve più qualificazione e formazione Due aspetti sui quali l’ultimo rinnovo contrattuale ha scommesso molto. Il tutto ovviamente inserito all’interno di una nuova stagione all’insegna della regolarità, che poi è sinonimo di più sicurezza, meno precarietà e migliori condizioni di vita e di lavoro. Su questi pilastri dobbiamo lavorare se vogliamo rendere questo settore appetibile anche per i nostri giovani che devono garantire il necessario oggi più che mai ricambio generazionale. Inoltre siamo convinti che la transizione ecologica debba essere affiancata anche da quella economica e sociale. Questo vuol dire mettere al centro la persona sia esso cittadino o lavoratore e puntare su rigenerazione, messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture, cura dell’ambiente e del verde.

Tommaso Nutarelli

Tommaso Nutarelli

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Giornalista de Il diario del lavoro.

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