“Il sindacato non ha mai pensato che occupare una strada sia una cosa giusta. Ma il decreto sicurezza pone sullo stesso piano chi manifesta per i propri diritti sindacali, per il rinnovo di un contratto, che ha un interesse collettivo, e chi ferma la circolazione solo per meri fini personali. Noi contestiamo proprio questa equiparazione”. È questa l’analisi di Simone Sabattini, avvocato della Fiom-Cgil di Bologna, che dovrà difendere gli organizzatori dello sciopero dei meccanici dello scorso venerdì.
Avvocato che cosa rischiano i lavoratori?
Il decreto sicurezza prevede la detenzione da 6 mesi a 2 anni per chi blocca una strada, anche se questa è la pena prevista per i recidivi. Si va comunque incontro a una denuncia con tutto quello che ne consegue, come il fatto di essere un pregiudicato, in caso di una condanna, e questo può comportare dei problemi ad esempio per il lavoro. In astratto si dovrebbero denunciare, secondo la legge, tutti i metalmeccanici presenti al corteo di venerdì, ma in questi casi la Digos identifica, solitamente, gli organizzatori.
Quali sono le tempistiche?
Se ci sarà qualcosa si saprà solo dopo l’estate. La Digos dovrà acquisire e vagliare i video, dovranno scattare le denunce che poi arriveranno in Procura. Una volta fatte le indagini si dovrà decidere se andare a processo o meno.
Quale sarà la vostra linea difensiva?
Le novità introdotte con il decreto sicurezza vanno a colpire chi manifesta, elevando a un rango superiore, se così si può dire, il diritto alla mobilità rispetto a quello di esprimere il proprio pensiero e le proprie idee sancito dalla Costituzione. Ora nessuno all’interno del sindacato ha mai pensato che bloccare le strade sia una cosa giusta, anche perché chi si muove lo fa anche per bisogni urgenti. Ma non si può parificare chi blocca una tangenziale o un’autostrada per uno scopo unicamente personale e chi, invece, si mobilità per la difesa dei diritti che, come nel caso del rinnovo del contratto dei metalmeccanici, interessano milioni di persone. In questo caso, più che cadere nel penale, si potrebbe pensare a una sanzione amministrativa.
Vi aspettate un intervento della Corte Costituzionale?
Ovviamente sarà il giudice, in fase di dibattimento, a decidere se sollevare un giudizio di legittimità costituzionale della norma. Ma se la Procura procederà chiederemo che sia la Corte costituzionale a esprimersi.
Tommaso Nutarelli