“Entro l’estate sarà definito per ogni singola amministrazione il quadro delle eccedenze del personale in servizio e, solo se alla fine non si troveranno alternative, l’unica strada rimarrà quella del licenziamento”. Lo dice in un’intervista ad Avvenire il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi che precisa come la riforma del mercato del lavoro sia solo il “primo tempo di una partita che non sarà chiusa senza la ripresa, ovvero la delega per l’estensione delle nuove norme anche al pubblico impiego”.
“Spero che capiscano tutti – auspica il ministro – anche i sindacati. Devono accettare il meccanismo di mobilità obbligatoria per due anni che già esiste ma che ancora non è stato attuato. Devo farlo perché le amministrazioni pubbliche vanno riorganizzate anche per attuare la spending review sulla spesa pubblica”.
“Già nella seconda metà di maggio – prosegue – dopo gli incontri che ho in corso con i sindacati, vorrei che si varasse il disegno di legge sulle nuove regole nel pubblico impiego. Si comporrà di due parti: dirigenza e formazione; poi il mercato del lavoro, con la maggior convergenza possibile con il settore privato pur tenendo conto delle peculiarità del pubblico”.
Sui dipendenti, chiarisce Griffi, “i licenziamenti discriminatori hanno una disciplina identica al privato, quelli disciplinari sono regolati da una procedura dettagliata, mentre bisogna ragionare sul licenziamento per giustificato motivo oggettivo o economico”. “Il meccanismo della mobilità deve funzionare – afferma – altrimenti il rischio è che l’amministrazione pubblica venga vista come una forma impropria di ammortizzatore sociale”.
Griffi affronta il nodo della corruzione che definisce “una patologia vera da estirpare, mentre sottolinea che nel pubblico andrebbe riscoperta anche una logica premiale, ma oggi le risorse non ci sono. Indispensabile il tetto agli stipendi dei manager pubblici, e c’è una proposta parlamentare appena depositata per estendere il meccanismo a Enti locali, autorità indipendenti e Regioni”. (LF)
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