Sono 70 i dipendenti della Ceva Logistics Italia, con stabilimento a Stradella, in provincia di Pavia, che hanno firmato un contratto di lavoro proposto dall’agenzia interinale con sede a Bucarest, Byway Jpb Consulting srl, con la paga convertita in valuta romena Leu (equivalente a 0,21 euro). Il contratto prevede una retribuzione mensile di 1400 leu, corrispondente all’incirca a 300 euro.
L’agenzia si era rivolta un’altra agenzia italiana con sede a Lodi alla quale aveva a sua volta fatto ricorso il consorzio di cooperative Premium Net, dalla quale la Ceva attingeva manodopera in appalto. Secondo quanto afferma il segretario provinciale della Filt-Cgil, Massimo Colognese, l’accordo prevede che i 70 assunti ricevessero uno stipendio con “la parte fissa veniva pagata in leu, e una piccola parte in euro.”
Lo scorso venerdì, 31 marzo, 400 lavoratori dello stabilimento hanno scioperato davanti ai cancelli del polo industriale, in coincidenza con la fine del primo mese di lavoro dei 70 dipendenti in questione.
“Somministrando i lavoratori dall’estero, pagano le tasse in Romania e risparmiano – spiegano alla Cgil -. Ma per il lavoratore dal punto di vista contributivo e fiscale non c’è traccia di niente”.
In sintesi, l’agenzia fa risultare che il lavoratore “romeno” presta servizio in trasferta in Italia per un tempo limitato. Ai 70 lavoratori “in trasferta” della Ceva sono stati destinati 85 euro al giorno, che fanno la parte più consistente dello stipendio percepito.
“Ci aspettiamo l’immediato intervento dell’Ispettorato nazionale del lavoro e del Ministero”, afferma il segretario generale di NIdil Cgil, Claudio Treves. “Chiediamo la messa al bando dell’agenzia interinale romena e una severa sanzione per quella italiana di Lodi che, a quanto pare, si sarebbe prestata a fare da ‘passacarte’ nei confronti dell’utilizzatore per poi ri-appaltare l’attività al soggetto romeno”, continua Treves.
“Quanto accaduto – sostiene – rende evidente la necessità di un ruolo più attivo del Ministero del Lavoro, che è il soggetto obbligato per legge a vigilare non solo sui requisiti per l’inserimento delle agenzie di somministrazione nell’albo preposto, ma, appunto, sul rispetto delle regole italiane e comunitarie alla base dell’attività di somministrazione”.
“Infine – aggiunge il segretario – ricordo ai lavoratori coinvolti che, ai sensi delle leggi italiane, in presenza di somministrazione irregolare (articolo 38 del decreto legislativo n°81/15) possono richiedere al giudice il riconoscimento di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato nei confronti dell’effettivo utilizzatore della loro prestazione lavorativa. NidiL e la Cgil – conclude Treves – sono a loro disposizione.”