Nel 2019 ammonta a 301 miliardi di euro la spesa in prestazioni pensionistiche, in aumento del 2,5% rispetto al 2018. Rimane sostanzialmente stabile il numero di pensionati: sono poco più di 16 milioni. Si confermano le ampie disuguaglianze di reddito tra i beneficiari, con il 42,3% della spesa che va al quinto più ricco e un gap marcato a svantaggio delle donne. E’ quanto emerge dal report Istat “Condizioni di vita dei pensionati, anni 2018-2019”.
Sono 5,2 milioni (32,7% del totale) coloro che cumulano due o più prestazioni. Oltre un terzo dei pensionati vive in coppia senza figli (35,6%), più di un quarto da solo (28,2%).
Crescono i pensionati da lavoro che dichiarano di essere occupati (+ 3,6% sul 2018).
Gran parte della spesa (273 miliardi, 90,6% del totale, 15% del Pil) è destinata alle pensioni Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti). Tra queste, più di due terzi (67,4%) sono pensioni di vecchiaia e anzianità che assorbono il 79,2% della spesa previdenziale.
Il sistema di trasferimenti pensionistici impegna ulteriori 24 miliardi (8% della spesa complessiva) a favore di 4,4 milioni di beneficiari ai quali eroga prestazioni di tipo assistenziale, che comprendono le pensioni agli invalidi civili, ai non udenti civili e ai non vedenti civili, le indennità di accompagnamento, di frequenza e di comunicazione, le pensioni e gli assegni sociali e le pensioni di guerra. Si tratta di prestazioni erogate a favore di persone in condizioni di disagio per motivi economici e/o fisici il cui finanziamento è indipendente dal versamento di contributi.
Alle prestazioni di tipo Ivs e assistenziali si aggiungono 4,1 miliardi erogati a copertura di quasi 700 mila rendite dirette e indirette per infortuni sul lavoro e malattie professionali.
L’andamento degli indicatori, la distribuzione territoriale delle pensioni e della relativa spesa risentono sia delle differenze nei livelli e nella dinamica dell’occupazione, sia della diversa struttura per età della popolazione delle regioni, mediamente più anziana nel Nord del Paese. Il 50,8% della spesa complessiva è erogata a residenti al Nord – principalmente in qualità di beneficiari di pensioni Ivs – il resto nel Mezzogiorno (28%), dove sono più diffuse le prestazioni assistenziali e al Centro (21,2%).
In rapporto alla popolazione residente, in media si calcolano 260 pensionati ogni 1.000 abitanti. Anche tenendo conto delle differenze territoriali nella struttura per età della popolazione, il tasso di pensionamento è più elevato al Nord (262 pensionati ogni 1.000 abitanti), a testimoniare una pregressa e continuativa partecipazione al mercato del lavoro di una parte più ampia della popolazione, scende nel Mezzogiorno (259) ed è in assoluto più basso al Centro (255).
Infine, continua a diminuire il rapporto tra pensionati e lavoratori. Secondo i dati del report Istat, il rapporto tra numero di pensionati e occupati è di 686 beneficiari ogni 1.000 lavoratori (era 757 nel 2000, primo anno della serie storica analizzata). Se si considerano solo i titolari di prestazioni Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti), il rapporto tra pensionati che hanno versato i contributi e i lavoratori che li versano scende a 602 ogni 1.000 lavoratori. Il rapporto è diminuito di quasi 6 punti percentuali nei sei anni successivi alla riforma del sistema pensionistico del 2012, mentre nei precedenti dodici anni si era ridotto di soli 2 punti.
E.G.