Slitta la verifica politica sulle pensioni tra Governo e Cgil, Cisl e Uil in programma oggi. La decisione è legata alla mancanza di approfondimenti in sede tecnica del capitolo sulla flessibilità in uscita. I sindacati chiedono che si possa andare in pensione a partire da 62 anni o con 41 anni di contributi. Su questo tema il ministero del Lavoro non ha ancora dato risposte, che invece sono arrivate sulla pensione di garanzia per i giovani, donne e previdenza complementare con un possibile nuovo periodo di silenzio-assenso.
Prima dell’incontro politico con il ministro Andrea Orlando e i leader sindacali (Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri) sarà dunque convocata una nuova riunione tecnica sulla flessibilità in uscita. La Uil però non ci sta e attacca.
“Se il Governo pensa di cincischiare sulle pensioni, la Uil non ci sta – dice il segretario confederale Domenico Proietti – il rinvio della riunione di lunedì è un fatto grave. La motivazione addotta, e cioè il non aver ancora affrontato in sede tecnica il tema della flessibilità, è infondata e pretestuosa. Furono proprio i rappresentanti del Governo a chiedere di fare una riunione politica dopo i primi incontri tecnici sui temi dei giovani, donne e previdenza complementare. Inoltre, nell`incontro tecnico di giovedì scorso sono stati i rappresentanti del Governo a proporre di fissare la successiva riunione tecnica dopo quella politica del 7 febbraio. La Uil ha partecipato con serietà e impegno propositivo al confronto chiedendo significativi interventi per salvaguardare le future pensioni di giovani e donne e per diffondere la previdenza complementare. La Uil, dunque, si aspetta che il Governo riprenda subito il confronto per definire, in vista del prossimo Def, soluzioni positive alle attese dei lavoratori”.
E.G.