La recente presentazione presso il Cnel del libro “Patti e contratti – La riscossa dei corpi intermedi” con il Presidente Treu e il Ministro Orlando è stata occasione per analizzare il ruolo che sindacati, associazioni datoriali e della società civile possono ricoprire nell’attuale delicata fase di passaggio provocata dalla pandemia, e, più in generale, nella revisione di un modello socio-economico centrato sulla globalizzazione in economia e sulla personalizzazione in politica, che appare oggi in crisi.
Il libro comprende due ricerche realizzate su impulso dei Consigli Regionali di Unipol dell’Emilia Romagna e Lazio, esempi concreti in cui le organizzazioni di rappresentanza hanno prodotto, in ambiti e territori diversi, un esito positivo sotto il profilo della crescita produttiva, dell’equità e del benessere sociale.
In Emilia Romagna è stato applicato un metodo collaborativo nella programmazione dello sviluppo regionale fondato sul lavoro, sulla formazione, sulla ricerca e l’innovazione, attraverso un Patto per il lavoro operativo fra 2015 e 2020.
Il secondo esempio riguarda una modalità di gestione delle relazioni sindacali in azienda e nel territorio promuovendo, a fianco al contratto nazionale, un secondo livello negoziale volto a migliorare le condizioni di lavoro, con il soddisfacimento dei bisogni integrali del lavoratore e della sua famiglia, anche attraverso l’introduzione del welfare aziendale.
Le due attività realizzate dai corpi intermedi sono state analizzate e valutate dalla Rur – Rete Urbana delle Rappresentanze (un think tank specializzato nella ricerca e progettazione nel campo dell’economia e del welfare territoriale, www.rut.it) con metodo scientifico e indicatori quantitativi per stimare i relativi impatti economici e sociali.
Il Patto dell’Emilia-Romagna è stato per la Regione la modalità attraverso cui effettuare una programmazione degli interventi per l’intera durata della consiliatura. Si è basato sulla progressiva convergenza d’intenti da parte dei soggetti che hanno aderito (Regione, sindacati, associazioni datoriali, università e comuni capoluogo), condividendo non solo le finalità e le scelte concrete, ma anche la responsabilità di renderle effettive e nei tempi preventivati. La stessa Regione ha avuto una funzione di regia, ma non si è collocata in modo sovraordinato rispetto alle forze sociali. La politica, poi, non ha abdicato al suo ruolo, ma è entrata in una dialettica positiva con le domande e le istanze provenienti alle varie componenti della società regionale, secondo le sensibilità di ciascuno.
I risultati hanno mostrato la bontà del metodo:
-il tasso d’occupazione regionale è passato dal 66,3% del 2014 al 70,4% del 2019; la disoccupazione giovanile dal 34,9% del 2014 è scesa al 18,5% del 2019; i Neet dal 20,6% al 15,1%;
-l’investimento in ricerca rappresenta in Emilia-Romagna l’1,98% del Pil, in Veneto l’1,30 e in Lombardi l’1,28;
-fra le prime dieci province italiane per valore aggiunto pro-capite 2019, 4 sono emiliano-romagnole, 3 sono in realtà regionali speciali (Aosta, Bolzano e Trento) e poi Roma, Milano e Firenze.
La contrattazione decentrata, il secondo studio di caso presente nel libro, ha mostrato, sotto un altro profilo, la vitalità soprattutto del sindacato nel canalizzare, in un sistema nazionale uguale per tutti, il riconoscimento di possibili ulteriori diritti per i lavoratori, con imprese interessate ad accrescere il valore aggiunto, anche attraverso una maggiore soddisfazione dei propri dipendenti.
La contrattazione di secondo livello, pur non esente da criticità per la presenza di organizzazioni spurie, ha messo in evidenza la rappresentanza diffusa delle organizzazioni sindacali in anni difficili riguardo alla stabilità dei posti di lavoro e ai livelli salariali. Inoltre, ha riportato nei luoghi di lavoro problematiche di carattere generale, legate alla salute, all’assistenza, alle politiche di conciliazione, alla formazione, al sostegno all’infanzia, ecc., nei fatti evidenziando un ruolo del lavoratore come persona e non semplice prestatore d’opera nell’organizzazione aziendale.
Solo pochi anni fa i corpi intermedi sono stati soggetti al tentativo di un sostanziale ridimensionamento a favore di un rapporto diretto fra istituzioni e cittadini. Si pensava che la mediazione organizzata potesse essere sostituita dalla rete attraverso i social o forme di democrazia informatica.
In realtà, una tale esplicita “abiura” dei principi che avevano contribuito a realizzare i dettati costituzionali della Repubblica ha sortito l’effetto opposto, offrendo alle rappresentanze l’opportunità di ricercare nuove modalità di presenza nelle relazioni sociali e nei processi di sviluppo.
Oggi gran parte delle istituzioni territoriali e dell’associazionismo ha la sensibilità di contribuire a offrire soluzioni ai molti problemi strutturali e congiunturali che il Paese si propone di risolvere in pochi anni, anche grazie al PNRR.
In cosa possono risultare indispensabili i vari soggetti che presidiano dal basso le diverse realtà del Paese? Possono contribuire a quell’indispensabile raccordo fra programmi pensati dall’alto e soggetti indispensabili a renderli effettivi.
L’ultimo miglio del PNRR è quello decisivo. Nel momento in cui una linea di investimento per la transizione ecologica si deve trasformare ad esempio in un intervento di salvaguardia dal dissesto idrogeologico, è indispensabile vi sia un insieme di soggetti (istituzioni locali, lavoratori, imprese, associazioni ambientaliste) uniti e in grado di convergere, in maniera trasparente ed efficiente, nella realizzazione di quel tipo di intervento.
Un meccanismo che è sempre mancato, ad esempio, nella concreta realizzazione dei programmi comunitari, che non a caso non hanno prodotto rilevanti effetti per lo sviluppo del Mezzogiorno.
Il metodo della condivisione degli obiettivi e delle responsabilità attraverso patti di territorio è parte di una governance efficiente in quanto tende ad emarginare, attraverso il controllo collettivo, interessi corporativi o spuri, mettendo al centro il protagonismo (e talvolta l’entusiasmo) dei soggetti direttamente beneficiari degli interventi.
Utilizzando lo stesso metodo per il PNRR, riusciremo forse a ottenere l’obiettivo ultimo che si richiede in questo momento al nostro Paese, e cioè di consegnare alle nuove generazioni un’Italia con maggiori opportunità, soprattutto di studio e lavoro, più moderna, più verde e con meno diseguaglianze.
Giuseppe Roma
Il Libro è scaricabile senza alcun onere dal sito www.francoangeli.it