Pontida anno zero. In un assolato pomeriggio settembrino il segretario della Lega Matteo Salvini si presente ai suoi fedelissimi dopo il pastrocchio del mese di agosto. Da maschio alpha della maggioranza giallo-verde, leader di un partito che alle europee aveva fatto faville, si è ritrovato, per mano sua, all’opposizione con un 17% che ben poco potrà incidere sulla scena politica se si manterranno gli attuali equilibri. Neanche nei pensieri più reconditi del Capitano si era presentata la possibilità di un’alleanza Pd-5 Stelle.
Un errore di valutazione che ora Salvini deve camuffare, addossando tutte le responsabilità a chi non ha voluto ascoltare il grido degli italiani di ritornare nuovamente alle urne. E il primo banco di prova è proprio Pontida, davanti allo zoccolo duro dei suoi elettori, dove la politica intreccia i propri passi con il folklore e la spiritualità padana. Non mancano uomini bardati con elmi adorni di corna, parrucche e barbe verdi, magliette del Papeete, tutti pronti ad ascoltare il Salvini-pensiero.
Il leader del Carroccio cala sul piatto tutti i suoi assi. La flat tax è pronta e si farà subito una volta che la Lega sarà tornata al potere. C’è poi il tema dell’immigrazione. Per Salvini Pd e 5 Stelle sono pronti a trasformare l’Italia in un campo profughi, per la gioia di Carola e di tutte le Ong, e si dice pronto a imbracciare l’arma del referendum qualora i due decreti sicurezza dovessero essere aboliti.
Gli strali del Capitano ricadono sui tre principali artefici del supremo tradimento: Conte, Di Maio e Zingaretti. Il presidente del Consiglio è diventato l’avvocato della Merkel e dei poteri forti che vivono a Bruxelles. Zingaretti e Di Maio due loschi politicanti attaccati solo alle poltrone. Non è stato risparmiato neanche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Al deputato leghista Vito Comenicini fa schifo chi non tiene conte dell’opinione dal 34% degli italiani.
Non sono poi mancate tutta una serie di chicche che hanno reso indimenticabile il pomeriggio di Pontida. La piccola Greta (non un caso che si chiami come la Thunberg, ma quella per la gente della Lega è un fake), una bambina coinvolta nella delicata vicenda di Bibbiano, l’aggressione alla troupe di Repubblica, le offese antisemite a Gad Lerner. Insomma una giornata all’insegna della sobrietà, della pacatezza e del senso del limite.
Perché il raduno di Pontida potrebbe sembrare una carnevalata, una goliardata di metà settembre, ma sono proprio momenti come questi ad alimentare la fucina dell’antipolitica e dell’apolitica. Ci vuole infatti molta della cosiddetta buona politica per arginare chi attacca il proprio avversario politico solo sulla base di motivazioni razziali.
Uno sforzo significativo attende dunque il Partito Democratico, che nell’ultimo anno si è eretto a difesa delle istituzione, e araldo di quella politica non incline all’odio e al populismo. Nonostante l’autosabotaggio agostano, la Lega sembra avere ancora una certa forza in quella Blitzkrieg fatta di attacchi a colpi di post. Il Pd ha dimostrato sempre una lentezza di risposta, a causa delle continue lotte intestine che ne hanno minato la capacità di mostrarsi solidamente compatto davanti al Carroccio.
Ci sono poi i 5 Stelle. Il Pd si è accasato con un inquilino a tratti indecifrabile con le categorie della politica tradizionale. Un soggetto che ha permesso alla Lega di salire al potere, che non ha battuto ciglio sui decreti sicurezza, che ha più volte attaccato, in coro con il suo vecchio alleato, le oligarchie finanziarie di Bruxelles e che non si è sottratto alle sirene dell’antipolitica.
Il Pd ha scommesso su una redenzione del suo nuovo alleato, ma resta ancora da vedere se sarà una scommessa che il partito di Zingaretti riuscirà a vincere. Per il momento il Capitano conserva ancora l’amore del suo popolo, che dal verde prato di Pontida urla “ritorneremo”.
Tommaso Nutarelli