“Non devono essere i lavoratori greci a pagare per la crisi”. Con questo slogan il movimento sindacale greco si prepara a festeggiare il primo maggio con due grandi manifestazioni. Da una parte, i due più grandi sindacati del Paese, l’Adedy (che raggruppa gli impiegati statali e quelli delle società a partecipazione statale) e la Gsee (che riunisce i lavoratori del settore privato), che hanno convocato un grande raduno per domenica mattina a Platia Clathmonos, una piazza centrale di Atene. Dall’altra il Pame, il sindacato vicino al Partito Comunista di Grecia che, come avviene da alcuni anni, raduna i suoi aderenti in un’altra piazza centrale della capitale, Platia Omonoias. A queste manifestazioni va aggiunto lo sciopero di 24 ore indetto per l’11 maggio al quale aderiscono i lavoratori del settore pubblico e privato.
La Gsee e l’Ufficio di Lavoro di Atene in un comunicato sostengono che “il governo adotta una politica dura, ingiusta e antisociale, svende le società pubbliche, cedendo ai ricatti dei mercati, della Troika, degli europei e dei monetaristi. I lavoratori del nostro paese – continua il documento – sono in una posizione di lotta permanente per respingere queste ricette” per risolvere la crisi.
I sindacati scendono in piazza per chiedere, fra l’altro, la fine del lavoro flessibile (che porta, sostengono, alla riduzione dei salari), la protezione dei contratti collettivi, il ripristino delle perdite salariali che i lavoratori hanno avuto negli ultimi anni e la fine delle modifiche al sistema previdenziale. (FRN)