Carla Cantone – Segretario Confederale Cgil
La stagione sindacale dell’autunno riconferma tutti i temi e i problemi che si stanno affrontando ormai da due anni. E’ un’agenda scritta dal tempo e dagli eventi.
Le grandi questioni sono ancora tutte lì:
Ø Lo sviluppo e l’occupazione
Ø Il declino e il pericolo di recessione del sistema produttivo industriale del nostro Paese
Ø Lo Stato sociale e in particolare il sistema previdenziale
Ø I diritti, la contrattazione, le condizioni di lavoro, i salari e i consumi
Ø La Finanziaria e quindi le scelte di politica economica del Governo.
Un lungo elenco di temi che costituiscono le priorità dell’impegno delle confederazioni sindacali, sicuramente della Cgil. L’accordo sulla competitività e per lo sviluppo fra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria è stato un atto importante e di grande responsabilità, ma non ha trovato nel Governo la necessaria attenzione, se non per dire che le risorse per rilanciare ricerca, innovazione e formazione andrebbero recuperate comprimendo pensioni e costo del lavoro. Esattamente come piacerebbe a D’Amato, sbagliando clamorosamente e volutamente.
Quell’intesa va rilanciata in termini decentrati, aprendo con Regioni, Enti locali, e le associazioni imprenditoriali territoriali un confronto di merito e costruttivo, al fine di utilizzare i contenuti di quell’intesa per concordare impegni e percorsi che aiutino lo sviluppo, favoriscono l’occupazione e il recupero della competitività, e i diritti di chi lavora e di chi vuole entrare nel lavoro.
Il contrario dei contenuti della legge 30, non condivisa dalla Cgil perché non fondata sulla flessibilità negoziata ma sulla precarietà e sulla destrutturazione delle regole di un mercato del lavoro che andrebbe invece riqualificato e non precarizzato, individuando regole, diritti e tutele per ogni rapporto di lavoro, per chi rimane senza salario e per i tanti co.co.co. e atipici che non usufruiscono di un lavoro continuativo ma di un sistema frammentato.
Va rilanciata la riforma degli ammortizzatori sociali, di cui si parla da anni e che è oggetto delle nostre proposte di legge rispetto alle quali la Cgil ha raccolto 5 milioni di firme.
Per la Cgil occorre partire dal lavoro e dai diritti e non certo dal taglio al sistema previdenziale, sanitario e della scuola, né tanto meno da una precarietà che rende sempre meno libero chi lavora e limita concretamente il ruolo del sindacato e delle Rsu.
Sullo staff in leasing, sul lavoro a chiamata, sui contratti a progetto o individuali sulla cessione dei rami d’azienda occorre non soltanto dire No, ma proporre una controffensiva di metodo e di sostanza, di iniziativa e di progetto alternativo preparandoci ad una stagione in cui i delegati e i dirigenti sindacali siano preparati e pronti a contrastare l’ingresso di questi rapporti di lavoro nelle aziende.
La frammentazione e i doppi regimi contrattuali sono l’anticamera della divisione e della solitudine di molti lavoratori e lavoratrici, destinati, così, a ridurre di molto la loro forza contrattuale. Per questo occorre riappropriarci della contrattazione aziendale sulle condizioni e sull’organizzazione del lavoro, sugli orari, sulla professionalità, sulla formazione e soprattutto sul diritto di informazione e di contrattazione preventiva su tutto ciò che riguarda la vita e il futuro di ogni azienda, singola o di gruppo, in tutti i settori del mondo del lavoro pubblico e privato.
L’autunno ha di fronte la Finanziaria e quindi la politica economica del Governo, tutta improntata a fare cassa attraverso la lesione dell’attuale sistema previdenziale, ma vedrà altresì molte categorie impegnate nei rinnovi contrattuali, a partire dal pubblico impiego, in quanto non sono stati onorati gli impegni a suo tempo assunti.
Va completata la trattativa per il contratto nazionale dei metalmeccanici perché la firma separata non ha certo concluso la stagione contrattuale per quei lavoratori e lavoratrici, oggi impegnati nella conquista dei precontratti quale presupposto per la difesa del ruolo del contratto nazionale. Settori rilevanti dell’industria, dei servizi e del terziario hanno già raggiunto intese importanti, mentre gli edili, i tessili e i chimici apriranno le trattative per il rinnovo del contratto nazionale. Vanno completati i contratti nazionali dell’artigianato, quale presupposto per ripartire nella discussione sul modello contrattuale disdettato da Confartigianato.
Questa stagione contrattuale va conclusa con le regole previste dal protocollo del 23 luglio ’93, ma con i contenuti e le richieste individuate nelle piattaforme per la difesa del reale potere d’acquisto dei salari. Poi verrà il tempo della verifica per rimettere al centro la politica dei redditi, volutamente cancellata dal Governo.
In questo ambito occorrerà avviare una riflessione con Cisl e Uil per individuare una linea da assumere rispetto ad un’eventuale nuovo modello. Per la Cgil il ruolo del contratto nazionale è insostituibile, in quanto strumento di equità e solidarietà per la difesa del reale potere di acquisto di tutti i salari, mentre la contrattazione di secondo livello, va riqualificata ed estesa in tutti i posti di lavoro dando anche spazio a negoziati territoriali confederali e di categoria.
Si può e si deve trovare il senso del ruolo di rappresentanza del sindacato, ricercando sul merito percorsi e iniziative per affrontare altresì il fondamentale tema della democrazia, rappresentanza e rappresentatività, partendo da ciò che esiste, in particolare nel pubblico impiego, rilanciando al contempo un percorso partecipativo e democratico per gli accordi che riguardano i lavoratori e le lavoratrici, perché al voto la Cgil non intende rinunciare.
Le priorità immediate rimangono però le iniziative per contrastare le pretese di Confindustria e le scelte che il Governo intende assumere sull’insieme dei problemi che investono il nostro Paese, a partire dalle pensioni. Per questo la Cgil ha chiesto un incontro a Cisl e Uil. I tempi sono già arrivati e l’agenda sindacale non può attendere oltre.