L’8 e il 9 giugno 2025 si voteranno cinque referendum abrogativi riguardanti temi di lavoro e cittadinanza; in particolare, i quattro referendum sul lavoro, sintetizzati di seguito, sono stati promossi dalla CGIL e da altre associazioni.
- Licenziamenti illegittimi e contratto a tutele crescenti: si propone l’abrogazione del D.lgs. n. 23 del 4 marzo 2015 che disciplina il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, introdotto dal Jobs Act. Riguarda le aziende che occupano più di 15 dipendenti e si applica ai lavoratori assunti a partire dal 7 marzo 2015.
Attualmente, per i lavoratori soggetti alla disciplina del Jobs Act, nella maggior parte dei casi di licenziamento illegittimo è previsto il solo indennizzo economico – compreso tra 6 e 36 mensilità – laddove la possibilità di reintegrazione nel posto di lavoro è limitata a un numero minore di fattispecie.
L’approvazione del referendum e la correlativa abrogazione del decreto comporterebbero la reviviscenza per i contratti di lavoro a tempo indeterminato dell’art. 18 Statuto dei Lavoratori, così come modificato dalla “legge Fornero” e, pertanto, la possibilità di reintegrazione nel posto di lavoro e non soltanto di un risarcimento economico. Si segnala peraltro come una simile modifica sia stata raccomandata dalla Corte costituzionale (pronunce della Consulta n. 128 e 129 del 2024) e da molte sentenze della Corte di cassazione e come la giurisprudenza abbia già di fatto ridimensionato la portata originaria del Jobs Act riespandendo il perimetro della tutela reintegratoria.
- Indennità in caso di licenziamento nelle piccole imprese: si propone l’abrogazione dell’art. 8 della legge n. 604/1966 che disciplina il tetto massimo dell’indennità in caso di licenziamenti illegittimi applicabile ai dipendenti delle piccole aziende (con meno di 16 dipendenti), così consentendo al Giudice del Lavoro di determinare l’importo dell’indennità senza limiti predefiniti. In caso di abrogazione del dettato normativo, il Giudice sarebbe libero di valutare l’ammontare dell’indennità in base alla capacità economica del datore di lavoro, ai carichi familiari e all’età del dipendente coinvolto.
- Contratti a termine: si propone l’abrogazione parziale delle norme del Decreto Legislativo 15 giugno 2015, n. 81 che regolano la possibilità di instaurare contratti di lavoro a tempo determinato e le relative condizioni di proroga e rinnovo. L’abrogazione comporterebbe la necessità di reintrodurre una causale anche in ipotesi di stipulazione di contratto a tempo determinato fino a 12 mesi.
- Responsabilità solidale negli appalti: si chiede l’abrogazione dell’art. 26, comma 4, del Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 che esclude la responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per gli infortuni sul lavoro derivanti da rischi specifici dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici. Allargare la responsabilità dell’imprenditore committente significa, per i promotori del referendum, “garantire maggiore sicurezza sul lavoro”.
I sostenitori del Sì e quelli del No
L’obiettivo dei sostenitori del Sì ai quattro quesiti referendari in materia di lavoro è quello di combattere la precarietà ed agevolare l’accesso ad un lavoro che sia stabile nel tempo e più sicuro. In particolare, la previsione della medesima tutela in caso di licenziamento illegittimo per i lavoratori di aziende che occupano più di 15 dipendenti significherebbe salvaguardare la dignità di chi lavora, garantendo la reintegrazione nel posto di lavoro in luogo del solo risarcimento economico.
Al contrario, i sostenitori del No ritengono che l’abrogazione delle norme attuali possa irrigidire il mercato del lavoro determinando una contrazione delle assunzioni ed un aumento eccessivo della discrezionalità dei giudici. In particolare, l’abolizione del tetto massimo dell’indennità risarcitoria in caso di licenziamento illegittimo creerebbe per le piccole imprese incertezza e costi imprevedibili, penalizzando le piccole realtà che fanno fatica a stare sul mercato. Il timore ulteriore è che il ritorno al passato possa determinare una perdita di competitività del sistema. Affermano inoltre i sostenitori del No che, alla luce della complessità della materia oggetto di referendum, sarebbe più appropriato intervenire in maniera organica piuttosto che tramite abrogazioni parziali di singole norme.
La parola ai cittadini.
Gianvito Riccio e Barbara Patacchiola, di CBA studio legale e tributario