“Questa norma costruisce condizioni per la giustizia sociale: quale che sia il risultato, non sarà mai un flop. Fosse anche una sola la persona che viene strappata all`invisibilità e a condizioni di lavoro oscene, lo considero comunque un successo. Per me è sempre stato chiaro: mai con la mafia dei caporali. Comunque per valutazioni meno affrettate aspetterei il 15 giugno e il 1° luglio, che sono gli step indicati dal Viminale per i dati ufficiali”. Lo dice la ministra Teresa Bellanova, in un’intervista a Repubblica a proposito delle misure per la regolarizzazione dei lavoratori in nero.
Secondo le previsioni del ministri ad essere regolarizzati dovevano essere 600 mila lavoratori mentre con i paletti imposti dai 5Stelle si è stimato fossero 220 mila. Ma finora le domande sono state 9.500: “Ho registrato il fabbisogno di lavoro stagionale indicato dalle organizzazioni agricole tra i 270 e i 350 mila lavoratori – spiega Bellanova -. E ho affermato, sulla scorta dei dati di molti Osservatori indipendenti, l`esistenza nel nostro paese di circa 600 mila invisibili. Nel lavoro di cura e domestico, in altri settori, costretti a vivere in insediamenti informali, alla mercé del caporalato e del lavoro nero che significa spesso riduzione in schiavitù. A questi invisibili dobbiamo una risposta di civiltà e la riconquista della propria identità: questa norma è il primo passo. Per questo deve essere resa disponibile la piattaforma Anpal sull`incrocio regolare domanda e offerta”.
Soprattutto nelle campagne il rischio è che la regolarizzazione non funzioni. Pochi i datori di lavoro disposti a fare emergere il lavoro nero? “Mi auguro proprio di no, e non è un caso se mi sono battuta per dare modo ai lavoratori di accedere alla regolarizzazione in autonomia. Penso alle famiglie che hanno necessità di regolarizzare il lavoro di cura – prosegue -. Alle migliaia di aziende agricole che sollecitano, e non da ora, l`incrocio trasparente tra domanda e offerta di lavoro: è interesse di tutti garantire l`emergere del lavoro irregolare, italiano e straniero. In quest`ultimo caso per ragioni legate all`emergenza e alla sicurezza sanitaria loro e nostra, e perché solo svuotando la platea del lavoro sommerso e clandestino si toglie acqua ai caporali e alla concorrenza sleale che avvelena e inquina i rapporti. È necessaria una informazione quanto più corretta e capillare possibile rivolta a questi lavoratori. Chi di dovere si muova di conseguenza. La norma non va boicottata ma sostenuta”.
Consentire ai lavoratori irregolari di emergere, dichiarando in prima persona la propria condizione e riconquistando la propria identità è un punto importante che tutti dovremmo rivendicare e difendere. Richiede un coraggio personale che dobbiamo essere pronti a sostenere. Piuttosto che una sterile contabilità dei numeri, guardo al guadagno di umanità. E confido nella leale collaborazione di tutte le amministrazioni e nella generosità delle nostre associazioni”, conclude la ministra.
E.G.

























