La riforma del lavoro targata Matteo Renzi non avra’ al centro l’articolo 18. E’ lo stesso Renzi a precisare quello che alcune indiscrezioni di stampa, nei giorni scorsi, davano per certo, ovvero una abolizione dell’articolo della legge 300 che regola i licenziamenti individuali. Confermato, invece, che entro la fine di gennaio il Pd presentera’ il cosiddetto ”job aact”, il piano del lavoro che avra’ l’ambizione di rilanciare l’occupazione massacrata dalla crisi.E tuttavia, erano bastate un paio di indiscrezioni per ottenere l’appoggio sia di Enrico Letta che del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, entrambi pronti a sponsorizzare una ipotesi di contratto di ingresso per i neo assunti privo della tutela antilicenziamento.
Se Letta aveva subito osservato che ”tutto cio’ che va in direzione di aumentare l’occupazione e’ benvenuto”, quindi anche l’abolizione del 18, Giorgio Squinzi l’ha definita “una buona proposta che va nella giusta direzione”, salvo poi aggiungere che da sola non è sufficiente. E del resto, lo stesso Renzi ha osservato come, alla fine, quello dell’articolo 18 sia un falso problema: “mai incontrato un imprenditore che mi abbia detto che è fondamentale cancellarlo”.
Di lavoro, dunque, si e’ parlato nella segreteria Pd riunita stamattina, ma senza focalizzarsi sull’antica polemica che risale ormai a un decennio fa, cioe’ ai tempi in cui l’allore presidente di Confindustria Antonio D’Amato lanciava la crociata contro l’articolo 18. Dalla segreteria e’ uscita la conferma che del piano per il lavoro si occuperanno Marianna Madia, responsabile per il Lavoro in segreteria, e il responsabile economia Filippo Taddei. Obiettivo della proposta di legge del Pd sarà semplificare le norme e rendere più facile assumere: non semplicemente licenziare.