Il presidente di Rete Imprese Italia, Giorgio Merletti, sostiene che la ripresa economica italiana “è ancora fragile” con un tasso di crescita nel 2017 e 2018 tra i più bassi d`Europa. Serve, dunque, “maggiore flessibilità per evitare che gli automatismi delle politiche di austerità ci soffochino”. “
Sappiamo bene – ha aggiunto – che le politiche dell’austerità adottate sul piano europeo non hanno certo rinsaldato il legame tra gli Stati membri e non hanno consentito a molti Paesi, fra cui il nostro, di adottare interventi a sostegno della domanda interna attraverso maggiori investimenti pubblici”.
L’Europa “cambia se cresce e per crescere deve ascoltare i suoi cittadini e i suoi imprenditori. Sul piano sociale, concetti come integrazione, convergenza e cooperazione devono ancora essere seminati nei modelli di orientamento collettivi”, ha detto Merletti.
Per il presidente di Rete Imprese Italia, tuttavia, l’Europa resta “ancora una prospettiva fertile per milioni di aziende che vi operano e per le aziende italiane in particolare, innanzitutto perché la potenza commerciale dell’Europa è forte ed in grado di competere con gli altri blocchi di interesse mondiali”.
Merletti interviene poi sulla situazione delle imprese italiane per cui non sono solo le grandi imprese ad essere presenti sui mercati esteri, ma anche molte piccole e medie aziende hanno già un ruolo all’estero, ma vanno aiutate con azioni ad hoc e con un supporto finanziario adeguato.
Per Merletti è necessario rovesciare l’impostazione “secondo cui l’internazionalizzazione è legata solo alle grandi o grandissime imprese” e in particolare in Italia, che ha una realtà imprenditoriale “estremamente dinamica e dalla prevalente dimensione piccola o media”.
Occorrono, quindi, “azioni adeguate a questa situazione” a partire da un supporto finanziario finalizzato e più vicino alla piccola dimensione di impresa.
“È fondamentale – continua -, infatti, che le micro, piccole e medie imprese possano accedere a servizi finanziari e di assicurazione del credito tarati sulle loro specifiche esigenze, nonché possano fruire dei temporary export manager per consolidare la propria presenza internazionale”.
La politica, in altre parole, “deve avere l’obiettivo di democratizzare il processo di internazionalizzazione del sistema-Paese”, e permettere l’accesso ai mercati esteri “alla variegata, dinamica e spumeggiante realtà produttiva italiana”, ha spiegato.
Questo processo “deve passare attraverso un aumento significativo delle imprese che operano a livello internazionale e un’intensificazione dei rapporti con l’estero di quelle imprese che già esportano e hanno saputo sviluppare una presenza sui mercati esteri. È quanto mai cruciale e strategico agire in questa prospettiva, soprattutto perché la domanda internazionale esprime oggi una crescente curiosità per il prodotto italiano”, ha concluso.