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Home - Approfondimenti - La nota - Riforma al palo, in attesa del “segnale” di Confindustria

Riforma al palo, in attesa del “segnale” di Confindustria

23 Settembre 2015
in La nota

La trattativa sulla riforma dei contratti torna in alto mare. Due sindacati su tre hanno disertato l’appuntamento di ieri mattina con la Confindustria, che avrebbe dovuto consentire un primo giro di tavolo tecnico sull’argomento. A Viale dell’Astronomia si è presentata solo la Cisl, il che ha fatto pensare, immediatamente, a una rottura del fronte sindacale. Tuttavia,  il leader Uil Carmelo Barbagallo ha fatto sapere che da Via Po avevano precisato di “essersi recati all’appuntamento solo per illustrare le proprie posizioni”. Gia’ questo è abbastanza singolare: la posizione di una confederazione viene chiarita dal rappresentante di un altro sindacato. E non e’ la sola anomalia di questa bizzarra partita. Ma ricapitoliamo brevemente le ultime ore.

Lunedì sera, 21 settembre, ore 20. All’ auditorium di Via Rieti si svolge un convegno organizzato dalla Cisl dedicato alla riforma dei contratti. Per i sindacati sono presenti Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, Fabrizio Solari, segretario confederale della Cgil, e  Anna Maria Furlan, leader Cisl. Tutti e tre compatti nel chiedere alla Confindustria ‘’un segnale’’ sullo sblocco del rinnovo per i contratti dell’industria, a partire da Alimentaristi e Chimici. I tavoli, secondo i sindacati, sono infatti bloccati dal veto confindustriale nei confronti delle categorie Federalimentare e Federchimica in primo luogo. E prima di aprire una trattativa sul rinnovo del sistema, Cgil, Cisl e Uil esigono che Squinzi si impegni a chiudere quelle già aperte. Gli industriali la pensano all’opposto: impossibile rinnovare i contratti prima di aver definito le nuove regole per la contrattazione. Formalmente, pero’, la Confindustria sostiene di “non aver bloccato nulla”, e che quindi  ‘’nulla dobbiamo sbloccare’’. 

Comunque sia, Barbagallo, Solari e Furlan ribadiscono in coro che senza il ‘’segnale’’  di Squinzi non se ne fa niente, e quindi l’appuntamento di martedì mattina e’ da considerarsi disdetto.  Il convegno si conclude con un appassionato appello di Anna Maria Furlan direttamente alla persona dell’avvocato Marchetti, rappresentante della Confindustria al convegno: “Lo dico a Marchetti, in modo particolare. Facciamo in modo che da voi arrivi qualche segno ancora più preciso e forte. Chiediamo un gesto di generosità, del resto chi e’ piu generoso nelle relazioni industriali e’ quello che svolge meglio il suo ruolo. In questo modo, potremo  iniziare il confronto sul modello contrattuale già domattina, senza perdere altri giorni preziosi. Ce lo chiede il paese, ce lo chiedono i lavoratori”.

La serata si conclude in attesa del famoso ‘’segnale’’. Nel concreto: una chiamata da Federalimentare che annunci la ripresa del confronto sul contratto. Perché Federalimentare? perché e’ proprio a quel tavolo che gli industriali hanno detto ufficialmente che avrebbero fermato tutto in attesa della riforma. Per i sindacati questo e’ inconcepibile: il negoziato sulla riforma, spiegano, può durare un tempo indefinito, due giorni come due mesi. E non  si può certo pretendere che i lavoratori, nel frattempo, non ottengano i necessari incrementi salariali. Tanto più in un settore sano come quello alimentare, che macina utili. I due negoziati, quello sui contratti e quello, più ampio, sulla riforma, devono caso mai procedere in parallelo, ma comunque in totale autonomia.

Si arriva così a martedì mattina. Alle 9.45, il segretario confederale Cisl Gianni Petteni, puntuale, si presenta a Viale dell’Astronomia. Ma e’ solo: le delegazioni di Cgil e Uil, come da accordi, non si sono mosse dalle loro sedi. Giro di telefonate: ‘’noi siamo qui, voi che fate?’’. ‘’Noi non ci pensiamo proprio’’. Richiesta di spiegazioni alla Cisl: ‘’ma scusate, a voi il segnale di Confindustria e’ arrivato? Perché a noi non risulta niente’’. Momenti di imbarazzo. E dunque? Il previsto tavolo tecnico c’e’ o no? E se c’e’, significa che non c’e’ più l’unita’ sindacale? Sta a Carmelo Barbagallo trovare il modo di chiarire il tutto: con l’unica nota ufficiale della giornata, e parlando quindi, si suppone, a nome di tutte e tre le confederazioni, il leader Uil annuncia che: 1) il tavolo sulla riforma e’ saltato; 2) che la presenza della Cisl in Confindustria non deve intendersi come volontà di negoziare in solitudine, ma solo per informare gli industriali sulle proprie posizioni. Una visita di cortesia, insomma. Successivamente, pero’, lo stesso Petteni sembrava smentirlo, rivendicando la propria partecipazione attiva:  ”non diserto mai un tavolo, credo che Cgil e Uil abbiano perso un’occasione. Quanto al segnale, per noi c’e’: Confindustria ha affermato che non intende ottenere una moratoria sui contratti aperti”.  

Resta il fatto che gli accordi separati hanno dimostrato da tempo di funzionare assai poco, anche quando i sindacati firmatari erano due su tre; sarebbe veramente surreale immaginare un confronto sulla riforma dei contratti animato da un unica confederazione. La pensa cosi’, evidentemente, anche il presidente di Confindustria, che commentando gli eventi ha dichiarato: ”La mancata partecipazione di Uil e Cgil mi sembra un fatto grave:dopo una lunga serie di contatti pensavamo che a questo sarebbero stati tutti presenti”. 

Ma, obiettano le altre confederazioni, e’ proprio l’accelerazione inattesa della Cisl a non facilitare il percorso di una riforma che sarebbe comunque complicatissima. Ed e’ pero’ anche vero, come afferma Furlan, che tempo da perdere non ce n’e’. Se le parti sociali daranno mostra di lavorare seriamente sul nuovo sistema contrattuale, il governo non potrà  intervenire a gamba tesa con provvedimenti legislativi: perfino un decisionista come Matteo Renzi dovrebbe astenersi da atti che, a quel punto, sarebbero giudicati intromissioni inaccettabili nell’attivita’ delle parti sociali. Diverso, ovviamente, se sindacati e Confindustria continueranno a tergiversare, rilanciandosi la palla da un campo all’altro senza mai andare a meta. Ancora Squinzi, riferendosi al mancato appuntamento di martedi, ha ammesso che ”sembra la fine di un progetto, ma in fondo resto moderatamente ottimista”. In effetti, basterebbe che proprio lui lanciasse sul serio il famoso ”segnale”, cioe’ sbloccando i contratti, per riaprire tutta la partita. Sembra semplice, e forse perfino lo e’.

Nunzia Penelope

redazione

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