Dopo mesi di annunci, è finalmente partito il tavolo di concertazione tra Governo e parti sociali. Equità e sviluppo sono i due obiettivi indicati dal premier Romano Prodi nel suo discorso di apertura. Si tratta di un'occasione per "cambiare insieme il futuro dell'Italia con uno spirito costruttivo", dice.
Le linee guida indicate dal presidente del Consiglio sono l'aumento della competitività e della produttività, la creazione di maggiori tutele per i giovani, la rivalutazione delle pensioni basse, l'aumento dei salari attraverso gli incentivi alla contrattazione di secondo livello, l'aumento graduale dell'età pensionabile, così come sta succedendo nel resto d'Europa. Questi temi saranno affrontati in tre tavoli di confronto che partiranno tra mercoledì e giovedì: produttività e competitività; modernizzazione della pubblica amministrazione; sistema di tutele, mercato del lavoro e previdenza. L'obiettivo è di chiudere entro la presentazione del Dpef, ma l'idea è di fare anche prima, spiega Prodi ai giornalisti. Al tavolo parla solo lui per il Governo, ma quasi tutti i ministri partecipano all'incontro: sono 15 senza contare i sottosegretari.
Un discorso che raccoglie il plauso di Confindustria. Nella conferenza stampa al termine dell'incontro, Alberto Bombassei, ne sottolinea l'approccio costruttivo, che "induce all'ottimismo". Nello specifico, il vicepresidente degli industriali difende le leggi che hanno reso più flessibile il lavoro e che hanno permesso di far scendere a livelli "record" la disoccupazione, avverte che Confindustria vigilerà al tavolo sul pubblico impiego affinché vengano introdotti criteri di produttività. Guarda con favore agli incentivi per la contrattazione di secondo livello, anche se i sindacati pensano alla defiscalizzazione del salario variabile, mentre le imprese preferirebbero la decontribuzione. Ma, avverte, Cgil, Cisl e Uil non pensino che questa si aggiunga al primo livello così come è concepito oggi.
I contratti decentrati, oltre ad aumentare i salari, hanno anche effetti positivi sull'efficienza e la produttività, sottolinea Raffaele Bonanni. Inoltre, ricorda, si tratta 'della piena applicazione dell'accordo del '93', non di una trasformazione dell'attuale modello contrattuale.
Ma i sindacati hanno altri problemi. Sul tavolo rimane il nodo dello scalone, della revisione dei coefficienti e del rinnovo dei contratti pubblici. Il più teso appare il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che preannuncia un negoziato "molto complesso". E porta ad esempio il passaggio dell'intervento di Prodi sull'adeguamento dei coefficienti, che lascia presagire che "non sarà una passeggiata" trovare un'intesa su questi temi. Pone l'accento anche sulla perdita del potere d'acquisto di salari e pensioni e sul fatto che l'alleggerimento del prelievo previsto in Finanziaria è stato annullato almeno in parte dall'aumento della tassazione locale. Inoltre, sul confronto grava anche l'annuncio dello sciopero del pubblico impiego, che si aggiunge a quello della scuola. La protesta, avverte, sarà revocata solo in presenza di risposte concrete. Altrimenti, "nessuno impedirà lo sciopero". E anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, è sulla stessa lunghezza d'onda. Il problema sarà risolto, spiega, solo il giorno "in cui metteranno la firma sul contratto". Inoltre, indica la necessità di un sistema fiscale più equo, vista la grave perdita del potere d'acquisto di salari e pensioni degli ultimi anni. Quindi, un Patto per incrementare la competitività, "non può prescindere dalla redistribuzione della ricchezza".
Tutti argomenti sui quali non sarà semplice trovare una sintesi che vada bene a tutti, soprattutto perché le risorse a disposizione sono poche. Il Governo, avverte Prodi, ascolterà le parti, ma poi le decisioni finali spetteranno a lui.
Giorgia Fattinnanzi