Adriano Riva ha deciso di impugnare in Cassazione la decisione dei giudici milanesi di destinare all’Ilva 1 miliardo e 200 milioni di euro, sequestrati alla famiglia proprietaria dello stabilimento di Taranto in quanto frutto di reati fiscali. Il provvedimento della magistratura, per la verita’, è gia’ esecutivo, ma l’impugnazione da parte di Riva potrebbe rallentare il trasferimento del denaro, oggi sotto sequestro ma ancora depositato in conti offshore. A catena, questo rallentamento finira’ per influire sul destino di Taranto: i tempi infatti stringono, con le banche che esigono dal commissario per l’Ilva, Piero Gnudi, chiarimenti e garanzie sull’arrivo dei soldi. Solo con una forte ”iniezione” di liquidita’ sara’ possibile dare attuazione all’l’Aia , consentendo allo stabilimento di ripartire. IMa non solo: in ballo c’è la seconda tranche da 125 milioni di euro del prestito-ponte, senza i quali l’Ilva avrà difficoltà a pagare gli stipendi di novembre, nonche’ il debito di ed il debito di circa 50 milioni, nei confronti delle aziende dell’appalto. La notizia ha quindi aumentato la tensione fra i lavoratori dello stabilimento siderurgico. L`unione sindacale di base ha gia’ annunciato che, se non arriveranno gli stipendi, si passera’ all’ occupazione della fabbrica.