“E’ un errore grave dividere il sindacato”. In un’intervista a Left in edicola domani, Cesare Romiti, amministratore delegato e presidente della Fiat per 25 anni, critica in modo indiretto la strategia seguita nella vicenda Mirafiori. Romiti rievoca la vertenza del 1980 che lo vide protagonista di estenuanti braccio di ferro con i sindacati. “La differenza é abissale. Allora – sottolinea – il sindacato come capi aveva Lama, Carniti, Benvenuto, Bertinotti, persone di grandissimo valore con le quali gli scontri, anche miei personali, erano frequentissimi. Io però anche nei momenti più caldi, appunto alla fine degli Anni ’70 e poi nell’80 con la marcia dei 40mila, ho sempre parlato con tutti quanti. Non ho mai cercato di dividere il sindacato, a parte che loro non me lo avrebbero consentito, non ho mai detto ‘parlo con te, con te no’. ‘Tu sei bravo, quell’altro non é bravo’, anche perché il sindacato escluso poi nella fabbrica ti crea una valanga di problemi”. Secondo Romiti, poi, all’epoca “c’era la voglia forte di salvare l’azienda, di difenderla. Oggi quest’amore lo abbiamo fatto perdere, anche nei dipendenti”. Nell’intervista Romiti punta l’indice anche sul nuovo capitalismo italiano. “In 25 anni – ricorda – non sa quante volte Gianni Agnelli mi ha detto: ‘Perché non prende delle azioni Fiat?’. Io ho sempre detto no. In 25 anni non ho voluto e non ho mai avuto niente. Ecco, secondo me, questa voglia di voler premiare a tutti i costi coloro i quali si occupano di aziende, soprattutto nel breve periodo, ha prodotto un grave sconquasso”.
Sulla vicenda Mirafiori, sempre su Left interviene anche l’ex presidente dela Camera, Fausto Bertinotti che sostiene la tesi per cui nell’operazione Marchionne “all’offensiva materiale e ideologica si accompagna un’opzione politica: l’attacco alla Costituzione”.