Femca Cisl segue diversi settori, energia, moda, chimica ed affini: la situazione degli infortuni sul lavoro è uguale in tutti?
No, è ben diversa nei dati e nella gestione. Gli ultimi dati registrano ovunque un trend positivo, gli infortuni sono diminuiti. Va detto però che contrariamente alla sensibilità diffusa, nella chimica e nell’energia gli infortuni sono minori rispetto al tessile: l’incidenza del fenomeno infortunistico è di 18,66 nel petrolio e di 20,37 nella chimica, mentre nel tessile ed abbigliamento è pari a 23,54.
Nello specifico quali azioni sono state intraprese per affrontare il fenomeno?
Nel settore dell’energia sono stati attivati programmi bilaterali, si è dato vita a un sistema di gestione integrata che nell’individuare le procedure migliori tenga conto delle esigenze nel campo della salute, sicurezza ed ambiente. Su questi tre temi, a livello nazionale, è stato poi istituito l’Osservatorio paritetico, composto da 6 membri, 3 di parte aziendale e 3 di parte sindacale, con il compito di rilevare e monitorare il numero e le caratteristiche degli infortuni e di studiare politiche specifiche sul tema. Utilizzando i fondi interprofessionali, poi, è stato avviato un progetto di formazione continua della durata di 3 anni che ha la finalità di diffondere la conoscenza delle procedure di sicurezza tra i lavoratori, un progetto che interesserà circa 4 – 5.000 addetti. A livello contrattuale si è disposta l’istituzione della figura degli Rlsa, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza ed ambiente, una figura unica in Italia e in Europa, che risponde all’esigenza di porre maggiore attenzione anche all’ambiente circostante.
Anche l’ambiente quindi rientra ormai tra le tutele?
Negli ultimi anni l’impatto ambientale è stato un elemento cui si è riconosciuta importanza. Le caratteristiche di settori quali la chimica o l’energia impongono un’attenzione particolare anche all’impatto ambientale, per questo gli eventuali rischi di un’impresa sono sempre più monitorati: le stesse aziende fissano incontri annuali con i residenti delle zone in cui è insediato lo stabilimento per dibatterne. La realtà odierna è ben diversa rispetto a qualche anno fa: gli impianti sono ormai presenti all’interno delle città e non più fuori, il che comporta la necessità di maggiori cautele
Quale è invece la situazione nel settore della chimica?
Partecipiamo al programma Responsible care, un progetto mondiale: aziende e sindacati studiano politiche e linee guida allo scopo di ridurre gli infortuni sul lavoro. Fatto 100 il numero degli infortuni per milioni di ore lavorate, nelle aziende che hanno aderito a Responsible care se ne registrano 59: un risultato decisamente notevole. Nel settore della chimica il contratto nazionale ha introdotto l’obbligatorietà di formazione specifica per il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls): anche questo un traguardo importante. Maggiori problemi ci sono nei settori polverizzati, nelle piccole e piccolissime aziende a cui è più difficile arrivare.
Principalmente in quali settori?
Nell’industria conciaria, nel tessile, ad esempio. La maggior parte delle aziende in questo campo è composta da 8-10 addetti. Quando le dimensioni sono così piccole è difficile far adottare delle procedure standard, arrivare in tutte le realtà, c’è un mondo sommerso, inoltre, che è difficile anche conoscere, figurarsi disciplinarlo.
Diversi ambiti, diverse realtà, uno stesso fenomeno da contrastare. Esiste un approccio comune da parte del sindacato?
La chiave per limitare il fenomeno degli infortuni è nella responsabilità che gli attori si assumono, sindacati ed azienda. La collaborazione tra le parti è il nodo su cui lavorare: democratizzare il sistema, condividere i programmi tra sindacati ed aziende. La nostra esperienza dimostra non solo che il dialogo è possibile, ma che è un valido strumento.
A proposito di strumenti, cosa pensa del Testo unico sulla sicurezza, da poco ritirato dal Governo?
Il Testo unico era assolutamente insufficiente, non prendeva in considerazione i reali problemi, riduceva le tutele, senza prendere in considerazione, ad esempio, le nuove figure contrattuali previste dalla riforma del mercato del lavoro. Era dannoso e inutile. Le norme sono necessarie, ma ogni settore ha delle caratteristiche che vanno rispettate.