In occasione dell’assemblea annuale di Confcommercio, il presidente dell’associazione, Carlo Sangalli, fa il punto della situazione economica sottolineando che per tasso di crescita economica, l’Italia occupa gli ultimi posti in Europa. Tuttavia, Sangalli è ottimista guardando ai risultati degli ultimi mesi, che “consegnano alcuni apprezzabili indizi di vitalità”, e lancia un appello al mondo politico italiano affinché sostenga i risultati “con l’unica strada percorribile: accelerare sulle riforme”.
In particolare, per Sangalli “è presto per parlare di svolta, ma va sottolineato il risveglio dell’occupazione in aprile, dopo un letargo di sette mesi. Come va riconosciuto pienamente il ruolo dei servizi di mercato, cioè dei nostri settori, nell’accelerazione del Pil nella prima parte del 2017”.
Certo, senza i “gravi” difetti strutturali che frenano il nostro sistema produttivo, “oggi potremmo sperare in un traguardo al 2% del Pil per l’anno in corso”, ha aggiunto. Ma “i difetti strutturali, purtroppo, ci sono”.
Sangalli punta il dito in particolare sui tempi e gli eccessi della burocrazia, a causa della quale un’impresa, in Italia, impiega 240 ore l’anno, 100 ore in più della media europea. Pertanto, il presidente di Confcommercio indica la via della semplificazione, a partire dal “buon funzionamento di quel sistema burocratico che troppo spesso rappresenta solo un costo. Eppure, anche qui, basterebbe investire in una credibile digitalizzazione per semplificare la vita a cittadini e imprese, accrescendo al tempo stesso la competitività.”
Sugli aspetti fiscali, Sangalli pone l’altolà alle ipotesi di scambio tra aumento dell’Iva ed altre misure fiscali, che renderebbero concreto il rischio di “una vera e propria gelata dei consumi.”
“Convinti come siamo che aumentare l’Iva significherebbe far crescere il già insostenibile peso fiscale su famiglie e imprese, penalizzare i redditi più bassi e, quindi, rinunciare ad ogni credibile prospettiva di sviluppo”, spiega.
Ma il capitolo Iva, secondo Sangalli, è solo “la punta dell’iceberg: sotto c’è tutta la questione fiscale che va affrontata e risolta”. Anche perché, “a forza di addizionali, siamo passati dall’addizione alla moltiplicazione delle tasse”, ha osservato.
Il sistema fiscale in Italia “è troppo oneroso, complesso, ingiusto” e tra gli esempi citati da Sangalli c’è la Tari, la tassa sui rifiuti. “Nonostante la riduzione nella produzione dei rifiuti, in soli 5 anni è cresciuta del 48%. Qualcosa non torna” e chiede dunque di affrontare la questione fiscale e di procedere con una “ragionevole e generalizzata riduzione delle aliquote Irpef”.
Il nostro Paese ha, dunque, bisogno di “un sistema fiscale semplice, equo, capace di assicurare stabilità e certezza. Un sistema che si giustifichi nei costi per le imprese e che sia comprensibile dagli imprenditori. Siamo convinti che il rapporto tra fisco ed imprese vada ricostruito su basi diverse”.
Per quanto riguarda le imprese, Sangalli passa a ricordare i numeri allarmanti della restrizione del credito alle aziende che, dal 2011 ad oggi, si è ridotto di circa 120 miliardi di euro.
“La responsabilità – ha detto – non ricade interamente sul sistema bancario, che per noi resta il partner privilegiato per liquidità ed investimenti. Ma non possiamo dimenticare la profonda sfiducia, diventata anche disperazione in alcuni casi, di tanti imprenditori e cittadini per la crisi di alcune banche di territorio. Perdere i risparmi di una vita di lavoro è un tradimento per il presente e per il futuro”.
Anche in questo vuoto, “s’inserisce il ruolo delle associazioni e dei Confidi. Siamo convinti che nella fase di ripensamento del Fondo di Garanzia nazionale si possa tornare alle origini: dare garanzia a chi dà garanzia. Alla fine, è una questione di fiducia.”
Sangalli affronta anche il tema delle norme, anche quelle sul lavoro, che “non sono come gli abiti, non possono cambiare ad ogni stagione”. E “il pensiero corre alla paradossale vicenda dei voucher, dove il merito è stato tralasciato e secondo noi ha prevalso la rappresentazione sulla realtà, lo scontro ideologico sui fatti”.
Invece che “intervenire sugli abusi, i voucher sono stati cancellati con un colpo di spugna. Siamo d’accordo con l’intervento del governo per regolare il lavoro occasionale, ma la soluzione parziale, vittima di troppe mediazioni, temiamo non colpisca il bersaglio”, ha aggiunto Sangalli chiedendosi che senso abbia aver escluso le imprese sopra i cinque dipendenti e aver “complicato uno strumento semplice quando bastava rafforzare i controlli”.
Sempre sul fronte del lavoro, il numero uno di Confcommercio guarda con preoccupazione al taglio delle agevolazioni per le piccole imprese dell’apprendistato professionalizzante.
“Come Confcommercio abbiamo sempre investito nella formazione professionale al punto che oggi rappresentiamo il più grande sistema formativo, dopo quello pubblico. Tornare indietro, modificare continuamente il quadro delle regole non agevola gli investimenti produttivi”, ha concluso.