Entrata in vigore lo scorso 2 gennaio, la legge sul diritto all’oblio oncologicoera stata precedentemente approvata all’unanimità in Senato. “Una norma di civiltà”, l’ha definita Giorgia Meloni che risponde all’esigenza di eliminare la stigmatizzazione del malato e il rischio di discriminazione nell’accesso ai servizi finanziari, bancari, assicurativi nonché nelle procedure di adozione e di partecipazione ai concorsi pubblici. In tali casi non è più possibile richiedere ai guariti le informazioni relative a patologie oncologiche pregresse, il cui trattamento attivo si sia concluso, senza recidive, da più di dieci anni.
“Un dato temporale lungo – sottolinea Giovanni Costantino, esperto in diritto del lavoro – anche se il provvedimento, nella sfera giuslavoristica, sembrerebbe celare delle potenzialità nascoste, specie in ordine alle tempistiche d’attesa.Il Legislatore, nell’articolo 4 della legge in commento, ha manifestato, infatti, l’intento di introdurre, mediante successivo decreto ministeriale, misure volte a garantire uguaglianza di opportunità nell’inserimento e nella permanenza al lavoro, senza dover attendere dieci lunghi anni”.
Fin dalla sua approvazione alla Camera, l’avvocato Costantino era intervenuto per sottolineare l’ampia portata della novella legislativa, ritenendo che la previsione ivi contenuta «potrebbe portare a una risoluzione definitiva della problematica relativa alle discriminazioni indirette di cui possono essere destinatari i lavoratori guariti».
La norma di nuova introduzione impedirebbe, quindi, non soltanto la discriminazione del lavoratore in quanto “guarito”, ma consentirebbe anche di arginare situazioni di particolare svantaggio, che possono verificarsi attraverso pratiche indirette, che si concretizzano, ad esempio, in progressivi demansionamenti o forme di mobbing strategico. È stata prevista, infatti, l’adozione, da parte del Ministro del lavoro e delle politiche sociali (di concerto con il Ministro della salute e sentite le organizzazioni di pazienti oncologici), di un decreto per la promozione di specifiche politiche attive in grado di assicurare, a ogni persona che sia stata affetta da una patologia oncologica, uguaglianza di opportunità nell’inserimento e nella permanenza al lavoro, nonché nella riqualificazione dei percorsi di carriera e retributivi.
“Un provvedimento importante – conclude il giuslavorista – che si auspica potrà consentire ai lavoratori guariti di tornare a vivere con dignità, svolgendo serenamente il proprio lavoro, senza dover attendere dieci lunghi anni”.