“L’istruzione è la pre-condizione del lavoro: non sono sullo stesso piano, e non sono neanche paragonabili”. È con queste parole che il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha concluso il convegno “Scuola Lavoro: le chiavi del futuro”, organizzato stamani a Roma da Cgil e Flc Cgil.
Per Camusso la preminenza va data al sistema di cultura e di istruzione: “Non posso delegare all’esecutività, quindi all’impresa, la decisione sulla qualità dell’istruzione, il cui periodo va invece allungato”. Ma per intervenire seriamente sul sistema formativo italiano “serve avere un’idea del Paese. Se non c’è cultura non c’è neanche innovazione, non è possibile investire se non si ha un orizzonte, se non si sa cosa fare del Paese”. In Italia questa “idea” sembra mancare, denuncia Camusso: la decisione che si sta prendendo è quella di “delegare tutto al sistema delle imprese, di far decidere a loro quale sarà lo sviluppo, e quindi di delegare alle imprese anche la scuola. In questo modo si propugna un’idea funzionalista dell’istruzione, che si accompagna alla svalutazione del lavoro, all’idea che il lavoro è solo merce comprabile e vendibile, che è sempre più in atto”.
Siamo radicalmente contrari all’egemonia dell’impresa sulla scuola. È netta anche la posizione di Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil. “L’istruzione, quindi le competenze e le conoscenze, deve essere veicolo di cambiamento dell’impresa, non il contrario”, ha detto Pantaleo: “Se sottomettiamo l’istruzione all’impresa, andiamo a distruggere la base culturale della scuola, perché oggi l’impresa, come fa anche il Jobs Act, chiede sempre meno competenze e saperi, puntando a una competizione fondata sui bassi salari”. Vi è poi, ha aggiunto il segretario Flc Cgil, la necessità di investire: “C’è l’impoverimento salariale dei lavoratori della scuola, c’è la riduzione delle ore e delle risorse sull’alternanza scuola lavoro e sulle attività laboratoriali degli istituti tecnici. È quindi necessario invertire questa tendenza, soprattutto nel Mezzogiorno”.
La grande questione della scuola italiana è l’innovazione didattica. Per il vicepresidente di Confindustria Ivanhoe Lo Bello, intervenuto al convegno, il “nostro sistema scolastico ha significative competenze su temi ancora attuali, ma abbisogna di un’innovazione didattica importante, per far sì che le prospettive dei ragazzi possano accompagnare il grande cambiamento che sta investendo il mondo del lavoro”. Lo Bello ha anche parlato dell’alternanza scuola lavoro, combattendo “l’idea arcaica che sia una forma di sfruttamento minorile, mentre invece è un elemento importante con cui abbattere il tasso di abbandono scolastico”, e della formazione professionale, che va in parte “sottratta alle Regioni, restituendo al centro nazionale la facoltà di valutarla e di gestirla”.


























