di Pietro Mercandelli – Presidente dell’Associazione nazionale fra mutilati ed invalidi del lavoro – Anmil
La manovra del Governo sulla competitività brilla per quello che non c’è e che pure era stato annunciato: la copertura degli oneri fortunatamente non sarà assicurata mediante l’utilizzazione degli avanzi di bilancio dell’Inail, che dovrà solo ampliare il raggio dei propri investimenti alle opere infrastrutturali ed al projet financing. Durante la fase preparatoria dell’articolato del disegno di legge, infatti, sono stati sollecitati interventi che consentissero l’utilizzazione di tali disponibilità anche per obiettivi di sviluppo, destando preoccupazioni in quanti ritengono che ci si debba innanzitutto interrogare sulle motivazioni che hanno portato ai fondi che avanzano dalla gestione dell’Inail. Ci si accorgerebbe, infatti, che essi derivano in parte da una significativa riduzione dei livelli delle prestazioni offerte dall’Inail agli infortunati sul lavoro: appare logico che quindi, questi surplus siano utilizzati in funzione della tutela dei rischi professionali, dando seguito alla missione istituzionale dell’Inail, in quanto ente assicuratore secondo un’ampia accezione che comprenda anche compiti che cominciano con la prevenzione degli infortuni e giungono fino al reinserimento sociale e professionale dell’assicurato colpito dall’evento infortunistico.
Il ministro Maroni si è dimostrato subito sensibile a queste preoccupazioni, sottolineando in più occasioni la necessità che il tema dell’assicurazione Inail sia affrontato nel quadro organico della riconsiderazione complessiva della funzione sociale affidata alla tutela dei rischi da lavoro, con l’obiettivo privilegiato di ottenere un radicale ridimensionamento del fenomeno infortunistico. Una proposta che trova senz’altro d’accordo anche l’Anmil, purché non releghi nell’ombra l’altro, correlato obiettivo, cioè quello di una congrua tutela degli infortunati e degli invalidi nei momenti curativo, indennitario, riabilitativo e di reinserimento. Proprio per questo, del resto, l’Anmil ha promosso la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare per la riforma del testo unico sull’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, predisposta nell’ottica della tutela integrale e della presa in carico globale del lavoratore infortunato.
Sempre per questo motivo è stato accolta con estremo interesse e viene seguita, negli ulteriori sviluppi, con la massima attenzione, la presa di posizione del direttore generale dell’Inail, Maurizio Castro, che in una intervista rilasciata a fine marzo al Sole 24 Ore sollecitava le parti sociali affinché, recuperando il metodo della concertazione, definissero un intervento volto ad abbassare il costo del lavoro con una decisa riduzione della contribuzione all’Inail, alla quale far corrispondere un serio e concreto impegno delle aziende per progetti ed iniziative di prevenzione. L’obiettivo è stato condiviso e ripreso subito dopo da un intervento del ministro Maroni sullo stesso giornale, che ha alzato il tiro sostenendo l’opportunità che fosse un tavolo di concertazione ad affrontare in modo organico l’intero tema della prevenzione e dei suoi rapporti con il sistema lavoro. Il ministro suggeriva anche che nella scelta delle aziende da premiare fossero privilegiate non tanto le “intenzioni” quanto le realizzazioni dei vari settori produttivi e delle singole aziende.
Con questo arricchimento il progetto non poteva non trovare favorevoli ad un approfondimento immediato coloro che, come l’Anmil, ritengono che la prevenzione debba essere riconosciuta anche nel nostro Paese come valore aziendale e non più come costo fine a se stesso. Ed in tale direzione l’Associazione si è mossa negli ultimi anni, con iniziative di sistematica collaborazione con l’Inail, per valorizzare gli obiettivi della prevenzione, accrescere la consapevolezza dei lavoratori e coinvolgere le stesse aziende. Un punto fermo, però, resta il fatto che la diminuzione del costo del lavoro, nei termini complessivi che saranno definiti al tavolo di concertazione, debba tradursi anche in riduzione dei premi, o in altre forme di incentivo, che offrano un riconoscimento alla concretezza delle iniziative di prevenzione assunte dalle aziende, da leggere, quindi, quali presupposti della erogazione dei benefici economici che si vanno delineando.
D’altra parte, una lettura del solo versante della prevenzione dei rischi, priva della contestuale riconsiderazione e sistemazione della presa in carico di quanti comunque continuano ad infortunarsi, renderebbe monca l’intera operazione e lascerebbe privi di efficace tutela e di certezza di servizi al momento dell’infortunio lavoratori che il più delle volte già sono chiamati a confrontarsi, a prescindere dall’infortunio, con la complessità del lavoro flessibile. Per questo bisogna riproporre l’urgenza di metter mano alla delega per un nuovo testo unico dell’assicurazione infortuni e, nelle more di un’operazione comunque complessa, la necessità che sul tavolo di concertazione sia esaminato un pacchetto di interventi a stralcio già messo a punto dall’Anmil, che ne ha verificato sul piano tecnico la fattibilità organizzativa e la compatibilità economica. Le maggiori urgenze, infatti, riguardano la necessità di riordinare l’intero quadro normativo, squilibrato in modo irreversibile dalla dirompente riforma del danno biologico, passando per la riconsiderazione della soglia di invalidità al di là della quale l’infortunato ha diritto a rendita anziché al solo indennizzo in capitale.
Altri temi importanti sono il perfezionamento di istituti quali l’assegno per assistenza personale continuativa e, soprattutto, una chiara indicazione circa il diritto dell’infortunato a tutte le cure necessarie ed utili per il recupero della integrità fisica e dell’idoneità professionale, individuando anche il soggetto responsabile, in modo unitario e senza soluzioni di continuità, della erogazione di tali prestazioni. Tutti temi che vedono la categoria degli invalidi del lavoro particolarmente sensibile ed attenta, e che trovano naturale collocazione sul tavolo di concertazione al ministero del Welfare.