Si allungano ancora i tempi del decreto sviluppo. Il provvedimento era atteso al Consiglio dei ministri di questa settimana, ma, secondo fonti dell’Ansa, con ogni probabilità il dl non sarà pronto per l’appuntamento di Palazzo Chigi. I ministeri e lo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sono al lavoro sulle misure, tra cui sembra spuntare come ultima ipotesi quella di un concordato con la Svizzera, ma nonostante il ritorno in pressing delle imprese, per il premier fretta non ce n’è.
“Il provvedimento sarà varato – ha spiegato il Cavaliere – quando il testo sarà convincente, non c’è nessuna fretta”. Per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, è essenziale rispettare almeno la scadenza di fine mese o sarà troppo tardi, ma per Berlusconi l’essenziale è trovare gli stimoli giusti per sviluppo e crescita.
Il nodo fondamentale da sciogliere resta però quello delle risorse. Secondo le ultime indicazioni della maggioranza sarà difficile ottenere un decreto a costo zero, ma, come spiegato anche in questo caso da Berlusconi, “i soldi non ci sono”. “Dobbiamo inventarci qualcosa”, ha detto il premier.
Sul “qualcosa” permane ancora molta incertezza, nonostante i ministri interessati e il Cavaliere si siano appositamente riuniti in serata a Palazzo Grazioli. L’ipotesi di una forma di condono per reperire fondi non è mai stata del tutto seppellita. Dal vertice serale è, infatti, emersa l’idea di un concordato con la Svizzera (sulla falsariga di quello già siglato da Germania e Gran Bretagna), che potrebbe portare nelle casse dello Stato circa 5 miliardi di euro. Immediata però la smentita ufficiale del governo, affidata al ministro del Welfare Maurizio Sacconi: “non c’è nessun condono fiscale, né diretto né indiretto, né velato”, ha sottolineato, lanciando anche un messaggio di pacificazione politica. Al decreto, secondo il titolare del Lavoro, starebbero, infatti, lavorando tutti i ministri interessati, compreso Giulio Tremonti.
Per reperire fondi l’idea dell’introduzione della patrimoniale, accettata persino dal mondo bancario e imprenditoriale, è stata invece bocciata a Berlusconi in prima persona. Passi avanti saranno in compenso probabilmente fatti sul mondo del lavoro e sulle semplificazioni. Il ministero del Welfare ha già annunciato misure per l’apprendistato e per incoraggiare il telelavoro, soprattutto nel momento della nascita dei figli, oltre a semplificazioni in arrivo per favorire le assunzioni. La “decertificazione” sarebbe invece tra le misure clou in quota al ministero della P.A., mentre difficoltà starebbe incontrando la concessione di incentivi fiscali alla realizzazione di infrastrutture. Punto fondamentale intorno al quale ruoterebbero interventi a corredo per favorire il project financing. “Ci saranno misure fortissime di deregolazione per accelerare gli investimenti in infrastrutture – ha aggiunto Sacconi – e verranno riassegnate le risorse del Cipe”.
Nessuna traccia invece di interventi sulle pensioni, liberalizzazioni e imposte sui patrimoni. Misure che rientravano nel manifesto presentato dal mondo imprenditoriale e rimasto, a quanto pare, lettera morta. Le imprese, tagliate fuori dai tavoli di confronto dopo il passaggio della gestione del dl dall’Economia allo Sviluppo economico, sono tornate, infatti, oggi a far sentire con forza la propria voce, chiedendo al governo di fare presto, perché “il tempo è scaduto”. (LF)
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