La speranza si è fatta realtà. Le offerte di pace lanciate da Raffele Bonanni dal congresso della Cisl verso la Cgil sono state raccolte da Guglielmo Epifani. Nel suo discorso all’assise cislina il segretario generale della Cgil ha assicurato rispetto, chiedendo altrettanto, e ha assicurato la sua disponibilità per discutere assieme di partecipazione, di fisco, di rappresentatività. Ce ne è a sufficienza per aprire una vera grande nuova trattativa. Con la benedizione del governo, perché Maurizio Sacconi al termine del suo intervento al congresso si è rivolto all'”amico Guglielmo”perché avvii questo negoziato nella considerazione che “adesso serve piena coesione nazionale”. Parole che era impossibile prevedere che sarebbero state pronunciate.
Ci sarebbe da interrogarsi sui motivi che hanno portato a queste novità, perchè si tratta davvero di sconvolgimenti rispetto al recente passato, costellato di rotture, inasprimenti, ripicche. Certamente ha pesato l’entente cordiale che si è stabilita, questa davvero con l’apporto sostanziale del governo, tra Cisl e Confindustria. Un rapporto stretto che ha rafforzato la Cisl e gli ha consentito di tendere una mano tesa verso la Cgil, ma restando ferma sulla sua idea di sindacato, in nome delle parole d’ordine che la stessa Cisl ha tracciato al congresso, partecipazione e responsabilità. E avrà pesato parallelamente il timore della Cgil di restare isolata, lo stesso timore che la sta spingendo con forza alla ricerca di una stretta collaborazione con le altre confederazioni nella prossima stagione contrattuale.
Se questa collaborazione trovasse una sua concretezza, e il condizionale è purtroppo d’obbligo, perché la strada è lunga e irta di difficoltà, ma se la trovasse sarebbe davvero importante per il mondo del lavoro e della produzione, perché riuscirebbe a dare autonomia e forza a categorie, i sindacalisti e gli industriali, che sembrano averla troppo spesso smarrita. Riuscire a trovare un accordo su quei temi, appunto rappresentanza, partecipazione e magari anche pensioni, significherebbe tornare protagonisti, tanto più se le organizzazioni sociali riescono a farlo senza il governo, offrendogli, quindi da posizioni di forza, l’accordo già concluso.
Le premesse sembrano esserci tutte, si tratta di andare avanti con cautela. Il percorso forse più facile è quello della rappresentanza, sul quale il dialogo tra le confederazioni era già andato molto avanti. Si tratta di prendere le poche decisioni che mancano, tornando a far pesare il voto dei lavoratori, non solo per misurare la forza di ciascuna organizzazione, ma anche per la qualità dei risultati della contrattazione.
Più complesso il tema della partecipazione, ma l’apertura della Marcegaglia su questo tema, espressa non a caso non all’assemblea di Confindustria, ma poche ore dopo al congresso della Cisl, in qualche modo spiana la strada. Se Cgil tradizionalmente non ha mai visto di buon occhio la partecipazione, gli industriali erano da sempre decisamente contrari, soprattutto a ciò su cui invece adesso si spinge, cioè la collaborazione dei lavoratori nella gestione delle aziende. Nel caso in cui se ne potesse riparlare con animi distesi e buone volontà, forse qualche risultato potrebbe essere raggiunto. Aiuterà il fatto che lo spirito della nuova contrattazione è tutto centrato proprio sul coinvolgimento dei lavoratori, dato che perfino il salario viene commisurato all’andamento dell’azienda. Insomma, i tempi potrebbero essere davvero maturi anche per questa scelta.
Massimo Mascini
22 maggio 2009

























