“Ragazzi se vi dico treno, andate da quella parte”. Nel video girato da Kevin Laganà, il più giovane dei cinque operai investiti da un treno la notte del 30 agosto nella stazione di Brandizzo, si sente la voce di Antonio Massa, il tecnico di Rfi che fa la scorta al cantiere. Parole e immagini che ci dicono come l’avvio dei lavori di manutenzione sia avvenuto quando la circolazione non era ancora chiusa.
A una settimana dal tragico incidente, i sindacati, al livello confederale e le categorie dei trasporti e delle costruzioni, hanno depositato le memorie presso l’XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. La ricerca del profitto e non della qualità, i ritmi frenetici che inficiano la sicurezza e comprino i costi del lavoro sono i motivi che portano a tragedie come quelle di Brandizzo per la segretaria confederale della Cgil, Francesca Re David, e i segretari confederali di Filt e Fillea, Eugenio Stanziale e Antonio Di Franco.
Quello che è accaduto lo scorso 30 agosto impone la necessità di concentrarsi subito sulla sicurezza dei lavoratori. Secondo i sindacati, “bisognerebbe concentrarsi prioritariamente su alcuni aspetti. Serve maggiore selezione, controllo e esclusione del ricorso al subappalto nel lavoro di manutenzione. I controlli su tutti i requisiti di regolarità e qualificazione degli operatori economici contrattualizzati e presenti nei cantieri, sulle gare, sugli appalti, non devono essere effettuati da RFI, in quanto stazione appaltante coinvolta nel processo, bensì da una società della holding appositamente preposta a questo”.
“Occorrerebbe – si legge sempre nella memoria – rivedere i tempi di intervento incrementando da tre a cinque ore l’interruzione media per manutenzione. Invece, a causa degli attuali tempi ristretti medi di intervento, tutto il personale impegnato diretto RFI ed esterno risulta costretto ad operare in regime di costante criticità e pressione. Il fenomeno si amplifica ancor di più quando operano imprese in subappalto, con margini di guadagno ancora più bassi”.
Infine, per Cgil nazionale, Filt e Fillea, “necessiterebbe una verifica e un controllo del rispetto della normativa in materia di orario di lavoro da parte delle imprese che eseguono i lavori di manutenzione e sviluppare e applicare tutte quelle tecnologie più avanzate, già esistenti in alcuni casi, con la destinazione di risorse certe per assicurare una maggiore sicurezza per gli operatori che operano, a vario titolo, nel sistema ferroviario”.
Punti ribaditi anche dal segretario generale della confederazione di Corso d’Italia, Maurizio Landini, che in un’intervista di oggi su La Stampa punta il dito contro la logica del subappalto, e la sua liberalizzazione voluta dal governo. I numeri, prosegue Landini, sono quelli di una vera e propria strage: in 20 anni sono morte sul lavoro 20mila persone. La tecnologia e la ricerca della qualità, conclude il leader della Cgil, possono aiutare a evitare morti come queste.
“Ci aspettavamo che almeno il Protocollo sottoscritto tra Inail e Ferrovie dello Stato portasse a qualche miglioramento, ma nulla. Decreti attuativi. Ne mancano ancora troppi, tra cui quello del settore ferroviario, a 15 anni dall’emanazione del Testo Unico sulla sicurezza ed è da mesi che, come Uil, lo stiamo denunciando”. Sono le parole della Segretaria confederale Uil, Ivana Veronese, del Segretario generale Feneal Uil, Vito Panzarella, e del Segretario generale Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi.
” Sono tanti i temi e i gravi problemi che anche dopo questa strage non possono non venire a galla. Appalti e subappalti, dove il profitto vince a scapito della sicurezza delle persone che lavorano, perché si deve lavorare in fretta per consegnare i lavori in tempo, talvolta addirittura anticipando i tempi pure senza le adeguate misure di sicurezza. Nessuna stazione appaltante può chiamarsi fuori – si legge ancora nella memoria – dalla responsabilità. Ed è ancora più preoccupante quando troviamo tutto ciò nella gestione degli appalti della stazione appaltante più grande del paese, qual è Rfi, alla quale sono affidati miliardi di euro del Pnrr. Tutto ciò nonostante il Sindacato abbia in questi anni cercato di correggere questo sistema malato”.
“Non possiamo parlare di salute e sicurezza solo quando contiamo i morti. Dobbiamo lavorare assieme e non dividerci. La Uil chiede da tempo l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro e una procura dedicata che sappia portare avanti e celermente l’iter di questi gravi infortuni sul lavoro”, concludono i sindacalisti nel loro intervento.
Tommaso Nutarelli