“I lavori non sono uguali per tutti. Il lavoro nel settore delle costruzioni, per esempio, è usurante per il fisico, ma non lo è per la legge italiana.” È questo l’appello di Walter Schiavella, Franco Turri e Vito Panzarella, segretari generali di Fillea Cgil, Filca Cisl e FenealUil, rivolto al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in vista dell’incontro con le parti sociali su previdenza e politiche del lavoro che si terrà domani 4 giugno.
“Ci sono edili e cavatori – prosegue l’appello – che a 67 anni continuano a sopportare carichi pesanti e a lavorare sulle impalcature, con rischi altissimi per l’incolumità propria e dei loro colleghi. Non è un caso che l’età à media dei lavoratori delle costruzioni vittime di infortuni aumenti esponenzialmente ogni anno.”
Il confronto in corso tra il governo e i sindacati confederali sulla flessibilità delle pensioni “deve tener conto della specificità di alcuni settori ” continuano i segretari ed è per questo che Cgil, Cisl e Uil “chiedono che l’uscita pensionistica flessibile non comporti penalizzazioni economiche e previdenziali, tanto meno per quei lavori gravosi come l’edilizia e le cave. Per questi lavoratori vanno trovati adeguati strumenti e risorse che li accompagnino fino al traguardo della pensione.”
E se l’osservazione è che non ci sono risorse “noi abbiamo soluzioni serie e fattibili: nel quadro di un necessario intervento normativo di carattere generale con il conseguente investimento in termini di risorse, proponiamo di utilizzare anche le risorse contrattuali già accantonate”.
Per i sindacati “è un’occasione importante in grado di assicurare una pensione dignitosa a chi per una vita ha faticato nei cantieri e nelle cave, e di dare al contempo speranze a tanti giovani in cerca di occupazione” concludono, chiedendo che su questo tema si scriva “finalmente una pagina di giustizia sociale.”