Desta non poche preoccupazioni la possibile chiusura della filiale di Banca d’Italia a Brescia. La situazione mettendo in allarme non solo i sindacati di categoria, nazionali e territoriali, ma anche le istituzioni. La sindaca Castelletti e il presidente della provincia Moraschini hanno chiesto infatti un incontro con i vertici di via Nazionale per scongiurare lo spostamento della sede bresciana a Bergamo. La filiale di Brescia, che serve anche Cremona e Mantova, gioca un rolo cruciale nel sistema bancario locale, gestendo 1.055 sportelli e 56 miliardi di euro in prestiti, di cui 36 solo Brescia. Inoltre serve oltre 174mila imprese, 117mila nel solo bresciano. Le sue funzioni di tesoreria per gli enti locali comprendono 389 comuni, 205 a Brescia.
“Qui non siamo davanti a un gruppo bancario qualsiasi – spiega Sonia Scalvenzi, segretaria generale della Fisac-Cgil di Brescia – ma a una banca che svolge una funzione di monitoraggio dell’economia e delle segnalazioni delle altre banche che non può venir meno per un territorio come il nostro, che è una vera polveriera per quanto riguarda i reati fiscali”.
Brescia, secondo i dati dell’Uif, l’Unità di informazione finanziaria incaricata di acquisire i flussi finanziari e le informazioni riguardanti ipotesi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo attraverso le segnalazioni di operazioni sospette trasmesse da intermediari finanziari, professionisti e altri operatori, si piazza al quinto posto, dopo Roma, Milano, Napoli e Torino. Il report dell’Uif per il 2023 segnala, per la provincia di Brescia, 1.366 operazioni finanziarie sospette, il 41% di quelle registrate nel territorio.
“La nostra non è provincia facile. Il territorio è molto industrializzato, con piccole e grandi aziende, quindi il flusso di denaro è cospicuo e costante. Abbiamo un grosso problema di riciclaggio legato al traffico della droga. Le molte attività turistiche sul lago di Garda subiscono le infiltrazioni non solo delle varie mafie italiane ma anche di quella russa. Quando si chiude una filiale di qualsiasi banca si crea un danno per la comunità e si alimenta il fenomeno della desertificazione bancaria. Ma qui rischia di venir meno la funzione di controllo e di deterrenza che rientra nelle funzioni della Banca d’Italia, necessarie per la nostra economia”.
Sul versante più strettamente sindacale “la possibile chiusura andrebbe a coinvolgere 29 dipendenti che dovranno trovare una nuova collocazione con conseguente mobilità e probabilmente cambi di professionalità. Le motivazioni per spostare la sede avanzate da Bankitalia, locali inadeguati e da ristrutturare e problematiche di ordine logistico, ci appaiono pretestuose. È stata inviata una lettera dalle segreterie nazionali di Fisac-Cgil, First-Cisl, Uilca Uil, Falbi, Sibici, Cida e Sinfub per chiedere un incontro. Sappiamo che il 28 ottobre è convocato il Consiglio Superiore ma non sappiamo se la chiusura sarà oggetto di discussione”.
Tommaso Nutarelli