I sindacati escono insoddisfatti dell'incontro di oggi con il Governo sul welfare. Il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, ha annunciato la disponibilità dell'Esecutivo a utilizzare i 2,5 miliardi di extragettito per lo stato sociale, con l'obiettivo di portarlo agli standard europei. Risorse aggiuntive dovrebbero venire dalla riduzione della spesa pubblica, sia dai risparmi che dalle riforme, a partire dalla razionalizzazione degli enti previdenziali.
Il nodo è la molteplicità di obiettivi indicati dal Governo. Le priorità sottolineate dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, sono quattro: ritoccare il sistema previdenziale per garantirne la stabilità; aumentare le pensioni più basse; rivedere gli ammortizzatori sociali con particolare attenzione alle categorie del mondo del lavoro più deboli, ovvero donne e giovani; incentivare la contrattazione di secondo livello. In particolare, spiega il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini, al tavolo Padoa Schioppa ha spiegato che il "ritocco" al sistema previdenziale riguarda il superamento dello scalone previsto dalla riforma Maroni e la revisione dei coefficienti prevista dalla riforma Dini. Una "sorpresa" per il sindacato il quadro di riferimento fornito dal Governo. Le pensioni avrebbero dovuto essere oggetto di un prossimo confronto e oggi si aspettavano di discutere solo di ammortizzatori sociali e mercato del lavoro.
Le risorse, secondo i sindacati, sono troppo poche per realizzare questi obiettivi. Basti pensare che se si passasse dallo scalone agli scalini, ognuno di questi costerebbe circa 3 miliardi di euro. Quindi, da solo, il provvedimento prosciugherebbe tutte le risorse disponibili. Inoltre, non rimarrebbero fondi per nessuno degli altri tavoli, quindi anche per le infrastrutture, ricerca e formazione. A meno che, spiegano i sindacati, il Governo non voglia fare il gioco di "cosa buttare giù dalla torre, ma noi non siamo interessati a giocare". Il riferimento è soprattutto al superamento dello scalone e alla speranza di alcuni esponenti dell'Esecutivo che le organizzazioni dei lavoratori, pur di andare avanti sugli altri temi, decidano di rinunciare.
Santini dà un giudizio positivo sul fatto che, per la prima volta, un Governo mette a disposizione delle risorse per riformare gli ammortizzatori sociali, invece che pensare di farlo a costo zero. Obiettivi condivisibili, anche sul mercato del lavoro, ma il rapporto tra ciò che si vuole realizzare e i soldi disponibili è incongruo, spiega. Più duro il giudizio del segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni. A suo giudizio, l'Esecutivo, oltre all'entità delle risorse, ha sbagliato anche il metodo. Gli obiettivi, infatti, dovevano essere concordati con le parti sociali. Inoltre, dire che la priorità non è più il risanamento, ma lo sviluppo e l'equità e destinare 7,5 miliardi di extragettito al debito e 2,5 miliardi ai tavoli "è contraddittorio". Si dice anche poco convinto dall'idea di recuperare risorse aggiuntive risparmiando sul welfare.
Secondo quanto spiegato dai sindacati, sulla distribuzione delle risorse sui vari interventi, il ministro dell'Economia ha anche ipotizzato di utilizzarle tutte su uno degli obiettivi. Ma ognuno di questi, spiega Fabio Canapa, segretario confederale della Uil, non può essere affrontato singolarmente perché è fortemente collegato agli altri. Per questo ritiene che il quadro fatto da Padoa Schioppa è "molto utile", ma per procedere nella trattativa bisogna "dimenticare il tetto" dei 2,5 miliardi. Il prossimo incontro sarà dedicato al tema delle pensioni.
Giorgia Fattinnanzi