I segretari generali di Feneal Uil, Vito Panzanella, Filca Cisl, Franco Turri, e Fillea Cgil, Alessandro Genovesi, lanciano l’allarme sui livelli occupazionali nel settore delle costruzioni.
“Positivi sono gli stanziamenti fatti nei due anni passati e quelli deliberati dal Consiglio dei Ministri In attuazione della legge di Bilancio 2017”, affermano i tre segretari in una nota congiunta, “ma il problema è che tali risorse stanno da troppo tempo rimanendo nei cassetti o vengono usate per coprire spese correnti e non investimenti.”
I sindacati lanciano così “un vero e proprio allarme sociale: mentre si sta giustamente discutendo delle regole del gioco – il Codice degli Appalti – dove note sono le diverse posizioni in campo, temiamo che si stia sottovalutando cosa si debba fare una volta iniziata la partita.”
I problemi messi in luce nella nota sono molteplici, a partire dalle stazioni appaltanti che “sono troppo e per molti versi non qualificate per mettere presto in assegnazione lavori ed opere”, per passare ai conti economici delle amministrazioni locali “ripiegate sulla spesa corrente e non sugli investimenti”, e alla questione dei piani industriali di grandi soggetti come Anas e Ferrovie che “arrancano”. In un quadro così delineato, “il settore delle costruzioni fa fatica ad agganciare la ripresa, l’occupazione stagna e aumenta il lavoro nero e la corsa al ribasso.”
Per i sindacati, dunque, la priorità è riattivare i cantieri per i quali le risorse sono già state stanziate, e lanciano un appello affinché governo, enti locali, imprese, forze politiche e sociali “assumano il tema della realizzazione concreta degli investimenti in opere pubbliche ed infrastrutture come prioritario per l’agenda del Paese”.
Inoltre, i leader degli edili Cgil Cisl Uil, chiedono di agire su due fattori fondamentali: da un lato attraverso una maggiore selettività delle imprese, che premi chi applica i contratti di settore, chi investe in formazione e sicurezza per i propri dipendenti e che vogliono investire; dall’altro si ritiene necessario facilitare un cambio generazionale nel settore e permettere “a migliaia di operai edili ultra sessantenni di poter andare in pensione, riducendo gli attuali paletti previsti per l’Ape Agevolata (troppi sono i 36 anni di contributi ed i 6 anni continuativi per un edile) e permettendo a migliaia di giovani tecnici, formati per l’anti sismico e la riqualificazione energetica, di entrare in azienda e aiutare il settore a quel salto tecnologico e di competenze non più rinviabile.”




























