“Per noi il Contratto nazionale di lavoro ha un ruolo fondamentale di garanzia e di tutela.” Chi lo ha detto? Non un sindacalista, ma un imprenditore. Per essere precisi, Fabio Storchi, Presidente di Federmeccanica. E lo ha detto non in una conversazione privata, ma in un’occasione che più pubblica e solenne non si può. Ovvero nell’intervento con cui, nel primo pomeriggio di oggi, ha aperto l’Assemblea generale della sua associazione, svoltasi, quest’anno, ad Ancona (o, secondo l’uso linguistico ricordato dal Sindaco portando il saluto della città portuale, “in” Ancona).
E’ difficile credere che la citata affermazione di Storchi sia una frase di routine. L’anno in corso, infatti, dovrebbe essere un anno di rinnovo contrattuale. Il contratto attualmente vigente nell’industria metalmeccanica è stato siglato alla fine del 2012, ed è valido per il triennio 2013-2015. In base alle regole in vigore al momento del rinnovo, le piattaforme sindacali per il nuovo contratto dovrebbero essere presentate a 6 mesi dalla scadenza, e dunque entro il corrente mese di giugno.
Tuttavia, sull’orizzonte delle relazioni sindacali nel settore metalmeccanico pesa, e non poco, quello che si potrebbe definire come l’esempio Fiat, ovvero il caso di un grande gruppo (oggi Fca – Cnhi) che, da un lato, è uscito da Federmeccanica, e che, dall’altro, ha recentemente definito un accordo salariale che genera aumenti retributivi in grande misura variabili in base a parametri di efficienza e di rendimento.
Dalle parole di Storchi, per quanto succinte, si è ricavata l’impressione che il “caso Fiat” stia esercitando un certo fascino, almeno, su parte degli imprenditori metalmeccanici. Infatti, il Presidente di Federmeccanica ha sottolineato che la funzione di redistribuzione della ricchezza prodotta, propria degli accordi sindacali, deve avvicinarsi sempre più ai luoghi di lavoro, che sono poi quelli in cui si realizza concretamente la produzione. E ciò, beninteso, allo scopo di collegare le retribuzioni ai risultati dell’attività produttiva. Un pensiero, questo, rafforzato dall’appello, lanciato dallo stesso Storchi al Governo, affinché vengano assunti provvedimenti volti a ridurre il carico fiscale e previdenziale del salario definito a livello aziendale.
E’ tuttavia significativo che, anche se il luogo di definizione degli eventuali aumenti retributivi sembra spostarsi, almeno nei disegni dei nostri imprenditori, dal livello nazionale a quello aziendale, per il vertice di Federmeccanica il contratto nazionale mantenga una sua necessaria funzione.
Ciò dipende probabilmente, almeno in buona misura, dal fatto che l’industria metalmeccanica italiana mette insieme aziende di taglia assai diversa. Si va dai grandi gruppi, alle imprese di medie dimensioni, a quelle più piccole. E mentre le grandi imprese possono vagheggiare l’ipotesi di regolare in azienda il grosso dei loro problemi sindacali, via via che la dimensione delle imprese decresce ci si trova di fronte ad aziende che preferiscono sentirsi parte di un soggetto imprenditoriale più grande – tipo, appunto, Federmeccanica – che regoli quelle stesse problematiche a livello nazionale.
In ogni caso, stando alle parole di Storchi, non pare che, a livello nazionale, ci siano grandi prospettive retributive. Il Presidente di Federmeccanica ha infatti ribadito quanto già detto dall’associazione nella presentazione della più recente edizione della sua indagine trimestrale sulla congiuntura nell’industria metalmeccanica, ovvero che da troppo tempo nel settore produttività e redditività non crescono più.
Di cosa potrà/dovrà occuparsi il contratto nazionale se la sua funzione retributiva dovesse indebolirsi? Nell’occasione, Storchi si è limitato a qualche accenno sommario, che non costituisce ancora una risposta, citando il welfare aziendale e, soprattutto, la formazione professionale, volta a far crescere i livelli di occupabilità dei singoli lavoratori.
Il più veloce a rispondere a Storchi è stato Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl, che, a lavori dell’Assemblea ancora in corso, ha lanciato un tweet da cui si comprende che lo stesso Bentivogli è sì d’accordo sull’idea, già lanciata dal Direttore generale di Federmeccanica, Franchi, di fare un “rinnovo contrattuale innovativo”. Ma, precisa Bentivogli, sarà comunque necessario “assicurare spazio salariale ai metalmeccanici come altri settori industriali”. Chi vivrà, vedrà.
@Fernando_Liuzzi