Nonostante i risultati positivi del Mezzogiorno “tuttavia la ripresa congiunturale è insufficiente ad affrontare le emergenze sociali”. Così afferma il rapporto Svimez 2017 presentato alla Camera dei Deputati. In questo anno, infatti, si è registrata una crescita dell’industria manifatturiera del 7%, raggiungendo così risultati soddisfacenti rispetto al resto del paese che, invece, ha raggiunto solo un aumento del 3%.
Secondo Svimez va sottolineato, anche rispetto al recente referendum che ha coinvolto Veneto e Lombardia, che “su 50 miliardi di residui fiscali di cui beneficia il Mezzogiorno, 20 ritornano direttamente al Centro-Nord, altri contribuiscono a rafforzare un mercato che resta, per l’economia dell’intero Paese, ancora rilevante.” Perciò c’è una forte interdipendenza tra le due aree del paese che è utile ad entrambi, Nord e Sud e di cui non si può non tenere conto.
Per quanto riguarda il lavoro, cresce l’occupazione ma quella a basso reddito e dequalificata. A differenza del Centro-Nord, però, il Mezzogiorno non è riuscito a recuperare l’occupazione che c’era prima della crisi: “Nella media del 2016 si registrano ancora oltre 1 milione e 900 mila giovani occupati in meno rispetto al 2008.”
Infine, secondo Svimez una delle grandi piaghe risulta essere il depauperamento del capitale umano meridionale che arricchisce le regioni settentrionali. “Considerando il saldo migratorio dell’ultimo quindicennio, una perdita di circa 200 mila laureati meridionali, e moltiplicata questa cifra per il costo medio che serve a sostenere un percorso di istruzione elevata, la perdita netta in termini finanziari del Sud ammonterebbe a circa 30 miliardi, trasferiti alle regioni del Centro Nord e in piccola parte all’estero. Quasi 2 punti di PIL Nazionale. E si tratta di una cifra al ribasso, che non considera altri effetti economici negativi indotti.”
A.P