di Fernando Liuzzi
A fine maggio, il Diario del lavoro aveva pronosticato Un giugno caldo per la siderurgia italiana. Infatti, era quello un momento in cui molti nodi stavano venendo al pettine in campo metallurgico. In primo luogo, la sempre più complessa vicenda del gruppo Riva, che ha il suo fulcro nell’Ilva di Taranto. In secondo luogo, la non meno complessa vicenda del gruppo ex-Lucchini, a partire dallo stabilimento di Pombino. In terzo luogo, la storia della Acciai speciali Terni, legata a fil doppio con quella del colosso tedesco ThyssenKrupp. Per non parlare, spostandoci dalla siderurgia alla metallurgia non ferrosa, dell’incerto destino dell’Alcoa di Portovesme, principale polo italiano di produzione di alluminio.
In realtà, nessuno di questi problemi – addensatisi nella lunga crisi esplosa a partire dal 2008, ma almeno in parte di origine più antica – ha trovato soluzione né in giugno, né in luglio, e neppure in agosto. Ce li ritroviamo dunque ancora squadernati davanti in questi primi giorni di settembre. Ciò vale anche per la Ast, nonostante l’intesa raggiunta nelle prime ore del mattino di oggi, a Roma, dopo 16 ore di faticosi incontri svoltisi presso il ministero dello Sviluppo economico. O forse, potremmo dire che ciò vale anche per la Ast proprio grazie a questa intesa.
L’accordo di cui stiamo parlando, infatti, non ha specifici contenuti industriali e sindacali, ma definisce i tempi di un percorso entro cui svolgere una trattativa che riparte non da zero, ma che dovrebbe essere comunque una trattativa “vera”, come ha dichiarato Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim-Cisl.
Poco più di un mese fa, racconta Claudio Cipolla, segretario generale della Fiom-Cgil di Terni, arrivarono nelle sedi locali dei sindacati metalmeccanici due raccomandate: entrambe datate 1° agosto ed entrambe spedite dalla Thyssenkrupp. Con la prima, veniva comunicato l’avvio della procedura per la messa in mobilità di 550 lavoratori su circa 2.800 attivi nel sito. Con la seconda, l’Azienda disdettava gli accordi aziendali di miglior favore rispetto a quanto stabilito dal contratto nazionale della categoria.
Per i sindacati si trattava di due lettere pesanti come macigni, che schiacciavano qualsiasi possibilità di portare avanti il negoziato, allora già in corso, sulle sorti del sito ternano.
Va detto che il giorno dopo, 2 agosto, l’Azienda dichiarò di voler sospendere entrambe le iniziative.
Ma sospendere è una cosa, ritirare è un’altra. Dopo l’avvio di una procedura di messa in mobilità, infatti, secondo la legge vi sono 75 giorni a disposizione delle parti per raggiungere un’intesa. Dopodichè, in caso di mancato accordo, la proprietà può procedere con i licenziamenti. Il contenuto principale dell’intesa definita stamattina al ministero posto all’angolo tra via Veneto e via Molise è dunque questo: il conteggio dei 75 giorni viene azzerato. Lo scorrere del tempo non pone più i sindacati di fronte a un meccanismo a orologeria che, al termine del periodo definito dalla legge, farà inevitabilmente esplodere i licenziamenti. Sempre in base all’intesa, l’Impresa, oltre a ritirare la procedura riguardante la mobilità, dovrà ritirare anche la disdetta dell’accordistica aziendale.
“L’intesa odierna – dice ancora Cipolla raggiunto telefonicamente dal Diario del lavoro mentre si avvia a tenere la prima di un ciclo di 12 assemblee che si concluderà martedì prossimo – ci mette in condizione di iniziare una nuova discussione ad armi pari con la multinazionale dell’acciaio. Oggi riparte, insomma, un percorso che sarà certo tutto in salita, ma che dovrebbe consentirci di verificare concretamente le reali disponibilità di ThyssenKrupp.”
Come si è giunti a questa intesa di percorso? L’appuntamento per un nuovo incontro al Mise era stato fissato per le ore 15:00 di giovedì 4 settembre. Assieme alle delegazioni dei sindacati dei metalmeccanici presenti nello stabilimento ternano – Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl – e a quelli delle confederazioni – Cgil, Cisl, Uil -, erano giunti da Terni circa 200 lavoratori, intenzionati a presidiare l’ingresso al ministero di via Molise. L’incontro al Ministero si è protratto per ore, pare anche a causa dell’atteggiamento poco collaborativo dell’Azienda. Tutto ciò fin verso le 5:00 del mattino, quando lo stesso ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, riferiscono fonti presenti all’incontro, non si sarebbe visibilmente spazientita dopo che, secondo un comunicato della Cgil, “la ThyssenKrupp, rappresentata da due dirigenti del gruppo tedesco e dall’ad di Ast, Lucia Morselli, dichiarava la propria indisponibilità a firmare il testo presentato dal Governo”.
Fatto sta che, dopo le 7:00 del mattino, i rappresentanti di ThyssenKrupp hanno accettato di sottoscrivere il testo elaborato dai rappresentanti dell’Esecutivo. Le parti avranno adesso 30 giorni per cercare un’intesa di merito. Infatti, come ha dichiarato Mario Ghini, segretario nazionale Uilm-Uil, la proposta del Governo prevede che gli incontri “per verificare le condizioni utili a un accordo con soluzioni condivise” volte a “raggiungere l’obiettivo di risparmi (quantificati da ThyssenKrupp in 100 milioni di euro)”, si tengano già a partire dal prossimo 8 settembre, sempre al Mise. “Siamo fermamente convinti – ha concluso Ghini – che saremo capaci di modificare e migliorare il testo in questione, in particolare sui livelli occupazionali e sulle scelte strategiche.”
@Fernando_Liuzzi




























