Tim ha comunicato alle organizzazioni sindacali la cessione del ramo di azienda di Telecontact tramite procedura ex art.47. L’operazione, riferiscono Slc, Fistel e Uilcom, era stata paventata più volte e lo scorso giugno aveva visto un’importante accelerata. Le aziende Dna, Tcc e Gd avevano avviato le procedure per l’accesso ai fondi pubblici destinati alle aggregazioni di imprese con oltre 1.000 dipendenti, riscontrando la totale contrarietà delle segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil.
Il progetto societario presentato prevede il conferimento dell’intero ramo di azienda Telecontact, che interessa 1.591 lavoratrici e lavoratori, e di un ramo di azienda di Gruppo Distribuzione, a una società di nuova costituzione, interamente controllata da quest’ultima, denominata DNA. Un progetto che per avere i fondi pubblici deve avere la condivisione sindacale, espressa con un accordo tra le parti.
Telecontact con sede a Caltanissetta, Catanzaro, Napoli, Roma, L’Aquila, Milano, Ivrea, Aosta è una società per azioni interamente controllata da Tim, che da circa 25 anni si occupa della gestione della clientela dell’ex monopolista di Stato. Secondo quanto previsto dalla procedura avviata, le lavoratrici e i lavoratori di Telecontact, usciti dal gruppo Tim, confluirebbero in una società che si occuperebbe di attività di call center in appalto per diverse committenze, tra cui la stessa Tim.
Nella sostanza il Gruppo Tim cederebbe la sua azienda, facendola confluire in una nuova, assieme a personale proveniente da altre imprese e, a meno di ulteriori atti di autolesionismo aziendale, continuerebbe a utilizzarne le competenze e le professionalità affidandogli – da committente – il lavoro che già prima della cessione veniva svolto dai dipendenti ceduti. Questo nella migliore delle ipotesi: in realtà nella sostanza non si conoscono le condizioni e le garanzie per le persone che confluirebbero in DNA.
Il settore delle Telecomunicazioni si è caratterizzato nel tempo per le cessioni all’esterno dei rami operanti sulle attività di customer, con i risultati che ben conosciamo. Fastweb, Vodafone, Wind hanno ceduto, in più riprese, i rispettivi rami di customer care, per poi ritrovarsi nelle aule di Tribunale ad affrontare pesanti sconfitte, con sentenze che hanno sonoramente punito le scellerate scelte aziendali. Le esternalizzazioni dei “rami” di customer care rappresentano un errore strategico, giudicate negativamente dalla storia, oltre che dai Tribunali.
È necessario che, rispetto alle scelte fatte e alle soluzioni adottate fino a oggi, si faccia chiarezza sulle reali prospettive del Gruppo Tim post cessione della rete, in termini di occupazione e sviluppo industriale. Quanto si sta ora delineando, richiama la necessità di un confronto con le istituzioni e con il Governo. Ancora di più in considerazione dell’ingresso di Poste Italiane S.p.a. quale nuovo azionista di riferimento.
Nel frattempo le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil provvederanno all’immediata apertura delle procedure di raffreddamento, finalizzate alla proclamazione dello sciopero per contrastare, in ogni modo, la nefanda decisione di voler cedere un ulteriore pezzo di azienda.



























