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Home - Blog - Tira più un carro di buoi che un G7 degli interni

Tira più un carro di buoi che un G7 degli interni

di Elettra Raffaela Melucci
1 Ottobre 2024
in Blog
Tira più un carro di buoi che un G7 degli interni

Il 2 ottobre (e fino al 4) prende il via il G7 degli interni. E fin qui niente di nuovo, nulla che non fosse atteso. Quale la novità di questa tornata tutta italiana? Che i sette ministri degli interni dei sette paesi più influenti al mondo saranno ospitati in un comune dell’entroterra campano: Mirabella Eclano, in provincia di Avellino. Niente paura, è normale non avere contezza di dove si trovi questo piccolo centro e saperlo è un po’ come l’autenticazione a due fattori per la conoscenza della geografia. Nessuno la attiva, solo i pignoli. Chi lo conosce (credo) abbastanza bene, però, è il nostro ministro Matteo Piantedosi, anfitrione di questa edizione, che dalle parti di Mirabella Eclano, precisamente a Pietrastornina, è nato e cresciuto. Ma anche io conosco abbastanza bene Mirabella Eclano, perché proprio lì sono nata e cresciuta. Per dovere di completezza, di seguito alcune informazioni sul luogo, così vi risparmiamo di andare a cercare sull’enciclopedia più famosa del mondo: come detto, Mirabella Eclano (di seguito Mirabella), si trova in Campania, provincia di Avellino, a nord dell’Irpinia; conta 6.775 residenti ed è amministrata dal sindaco Giancarlo Ruggiero, appartenente a una lista civica di centrodestra e in carica dal 27 maggio 2019. Forse il fatto più noto, prima di questo G7 a venire, è che nel 1980 il comune fu raso al suolo da un terremoto devastante. Meno noto, ma più interessante, è che la frazione Passo è attraversata dalla via Appia (recentemente inserita nel patrimonio Unesco) e vanta un bel parco archeologico con le vestigia della città romana di Aeclanum, le terme dei romani, ma anche altri siti di interesse molto belli risalenti addirittura al neolitico. Come ovunque in Italia, si mangia e beve molto bene e c’è anche una bella tradizione folkloristica: un obelisco di paglia intrecciata dedicato alla Madonna Addolorata alto venticinque metri, che viene trascinato da dodici buoi e tantissime persone lungo un percorso di tre chilometri che si snoda all’interno del paese.

Insomma, proprio in questo posto come tanti altri ce ne sono i sette ministri si incontreranno per parlare di migranti, cybersicurezza e intelligenza artificiale e la cospicua somma di circa due milione e spicci di euro è stata data all’amministrazione comunale per preparare l’evento che si svolgerà sostanzialmente in due location: Villa Orsini, matrimonificio situato in una villa antica, e la tenuta Mastroberardino, dal nome del patron del vino che oltre a produrre un buon aglianico ha anche importato il golf in Irpinia, così ci si può sentire un po’ come a Mar-a-Lago. Il paese, come si può facilmente immaginare, è sottosopra: previste zone rosse, traffico interdetto, mobilità e fiato sospeso; strade riasfaltate di fresco, verde falciato e un sacco di videocamere di sorveglianza costate la bellezza di cinquecentomila euro (probabilmente per beccare le volpi e tassi, perché Mirabella è uno di quei famosi centri soggetti a spopolamento). Ma forse ecco la chiave della scelta di Mirabella: chi potrebbe mai pensare di organizzare un attentato qui se per arrivarci devi avere o un mezzo proprio o qualcuno che ti venga a prendere alla stazione di Benevento (venti minuti di superstrada)? Poi, appunto, se è zona rossa e non puoi nemmeno andare a comprare un filone di pane, come immaginare di aggirarsi con armi offensive o anche solo con un pericolosissimo striscione di protesta? Insomma, dai, difficilissimo, non ne vale la pena.

Per il sindaco Ruggiero questa è l’occasione più ghiotta che gli sia mai potuta capitare e l’idea che il suo feudo posa vivere i famosi quindici minuti di gloria durante il suo mandato è qualcosa che va oltre ogni aspettativa. Pensate: una risonanza mediatica senza pari, che forse solo un crimine efferato potrebbe eguagliare. Ovvio: meglio un evento politico che un fatto di nera. Ma comunque saranno giusto quindici minuti, perché passato il santo, passata la festa, a Mirabella di questo G7 resteranno giusto le videocamere di sorveglianza. Difficile che possa diventare polo di attrazione turistica solo perché i ministri di Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, il Vice Presidente della Commissione europea e la Commissaria per gli Affari Interni, oltre ai Ministri di alcuni Paesi terzi e ai rappresentanti delle Organizzazioni internazionali Interpol, Oim, Unhcr, Unodc sono passati di lì. A nessuno frega niente nemmeno che ci abbia sostato Tommaso D’Aquino, che ci siano resti romani meravigliosi e perfettamente conservati e che sia conservato l’antico e prezioso manoscritto dell’Exultet, figuriamoci un po’. Di Mirabella, a Mirabella, nessuno vedrà nessuno e nessuno vedrà niente. Hanno solo assicurato ai cittadini che i ministri faranno una foto sotto all’obelisco di paglia, molto bello ma malamente conservato, che per l’occasione è stato affittato dalla proprietà di Villa Orsini e montato nel suo parco ameno, ma non una rassicurazione sul fatto che il ministro degli interni del Giappone userà quella foto come sfondo del cellulare e ricordare con un sorriso quello splendido week-end a mangiare cavatelli al sugo di pulieio mentre la banda della Polizia di Stato suona l’inno nazionale del suo paese.

C’è poi da dire che la stampa mica si sta comportando tanto bene con Mirabella, dipingendola come “La Nusco di Piantedosi” (Ciriaco De Mita era di Nusco, ça va sans dire), “piccolo centro sconosciuto ai più, sperduto nel nulla della valle dell’Ufita, a 20 chilometri di strade da incubo da Pietrastornina” (come dicevamo, in verità è la geografia in generale a essere sconosciuta ai più e inoltre Mirabella è nel bacino del Calore; poi strade da incubo manco troppo: normali strade di collina perfettamente praticabili), “queste terre abbandonate dove invece la gente rivendica servizi, trasporti, sanità, dritti di fatto negati (questo vero, verissimo, ma sono rivendicazioni, mi permetto, trasversali allo stivale e mannaggia all’autonomia differenziata, piuttosto) in zone dove l’organizzazione di un G7 non può contare su strutture e infrastrutture adeguate agli standard richiesti” (parliamoci chiaro: arriveranno in elicottero, andranno via in elicottero, porteranno con sé staff corposissimi e se tutto va bene queste infrastrutture non se le figureranno nemmanco), più una velata ironia sulla tradizione folkloristica (questo un colpo un po’ meschino, non si scherza con i Santi e le Madonne). Questi motti danno forma e sostanza a uno degli articoli della stampa nazionale che più ha fatto discutere la cittadinanza eclanese e anche io un po’ mi sono dispiaciuta nel leggerli. Ma perché un “G7 con carro e buoi nel paese lontano da tutto” e, soprattutto, perché “Piantedosi porta i ministri sulle colline di casa sua”? Dio non voglia che io mi trovi d’accordo con il ministro, ma questo significa dare seguito alla filastrocca della politica che deve uscire dai palazzi per riavvicinarsi a un elettorato sempre più disamorato: perché portare un grande evento della politica mondiale in un piccolo borgo con la promessa di facciata di un rilancio del tessuto economico, si traduce dell’intento più pragmatico di fare campagna elettorale sul campo e procacciare consensi in vista delle elezioni regionali 2025 al fine di espugnare una volta per tutto lo sfacciatissimo Sceriffo. Niente di mirabolante, una storia vecchia quanto il mondo.

E perché, poi, criticare così tanto la scelta di un paese dell’entroterra quando ci hanno riempito testa e orecchie di rivalutare i centri più piccoli? Se vogliamo giocare ai punti, Savelletri, dove si trova il kitschissimo Borgo Egnazia che ha ospitato il G7 dei primi ministri, conta 669 abitanti, e nessuno ha fatto un fiato se non per Joe Biden che non voleva scendere dal suo transatlantico. Dispiace, quindi, che una certa stampa abbia usato Mirabella e i suoi cittadini come bersaglio per attaccare un sistema del quale, tutto sommato, non è complice. Una rosa è una rosa è una rosa, e un paese è un paese è un paese. È vero che l’Irpinia soffre di una grave depressione, che non abbiamo servizi a sufficienza, che si sta spopolando e sono rimasti solo senior in via d’estinzione; che la sanità fa schifo e allora preferisci morire a casa tua, che non ci sono vigili urbani, che se fanno due fiocchi di neve puoi anche morire in stile Alive!; è vero che ci sono sì e no tre cinema (di cui uno, onorevolissimo e baluardo di resistenza, proprio a Mirabella), che le scuole stanno chiudendo per mancanza di iscritti, che per comprare un libro o vai al centro commerciale, o compri su Amazon o puoi baloccarti con l’elenco telefonico del 1998. Ma attaccare un luogo perché sono finite le argomentazioni per attaccare un sistema sembra un po’ pigro come stratagemma.

I presidi di cittadinanza attiva ci sono sempre stati e anche durante i lavori del G7 faranno sentire la loro voce, voglia o non voglia qualsiasi decreto sicurezza. La falange che resiste e protesta è radicata e attiva e qualche risultato lo ha pure portato a casa soprattutto sui temi ambientali (il collettivo Grotta Kapovolta ne è stato un esempio illustre). E da eclanese, seppure sono andata via anni e anni fa proprio per quei mali sopra descritti, sono sicura che le contromanifestazioni che stanno organizzando nei comuni limitrofi a Mirabella – in particolare il Social Forum (che nostalgia) promosso da Arci Avellino, Cgil, Acli e altre organizzazioni locali sui temi della pace, del ruolo dell’Italia nello scenario internazionale e delle migrazioni – sapranno portare avanti la fierezza di una terra che non merita ulteriori ingiurie. Insomma, il carro dei buoi sarà più forte di quello delle speculazioni.

Elettra Raffaela Melucci

Elettra Raffaela Melucci

Elettra Raffaela Melucci

Redattrice de Il diario del lavoro

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