“Possiamo festeggiare perché abbiamo superato 2 milioni di iscritti”. Così il segretario generale, Luigi Angeletti, apre la VII Conferenza nazionale di organizzazione della Uil, soffermandosi sul ruolo che le organizzazioni dei lavoratori devono svolgere oggi in Italia. Se la Uil è in ottima salute, infatti, non si può dire altrettanto per il Paese alle soglie della recessione; “una condizione velenosa”, che negli ultimi anni ha colpito duramente il morale dei cittadini. Per questo, spiega il leader, al sindacato spetta un nuovo compito più moderno: sconfiggere la rassegnazione sociale. E’ fondamentale restare autonomi dalla politica, ma in un momento così delicato diventa obbligatorio esprimere le proprie valutazioni: per sconfiggere la crisi “bisogna uscire dalla trappola bassa produttività – bassi salari”, serve un patto con tutti gli attori delle relazioni industriali per aumentarli contemporaneamente. Con una richiesta rivolta al Governo: ridurre le tasse sulle retribuzioni, ma solo per i lavoratori dipendenti.
Un’occasione di confronto, dunque, non solo teorica: la questione Alitalia e la riforma dei contratti entrano direttamente nel primo giorno di riflessione della Uil. Ne parlano tutti: Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, dice che il documento di riforma delle imprese “non è completo, ma le distanze si possono colmare”, e comunque un nuovo accordo confederale dopo 15 anni “è troppo importante” per fallire il negoziato. D’accordo il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che conferma però le posizioni di Corso Italia: centralità del contratto nazionale, sì al rafforzamento del secondo livello, no allo scambio tra servizi bilaterali e spazi negoziali. Proprio la bilateralità può essere la chiave dell’intesa secondo il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: imprese e sindacati devono occuparsi insieme di formazione e collocamento, un punto “contenuto nella proposta di Confindustria, è molto significativo che lo riconoscano anche le aziende”.
Resta alta la preoccupazione per le sorti della compagnia di bandiera. Comunque vada la trattativa tra Governo, Cai e sindacati, avverte Epifani, ci saranno “effetti molto negativi” sull’occupazione, che si aggiungono alla congiuntura già negativa. In gioco non solo contratti e piano industriale, per Sacconi, ma Alitalia “è un pezzo della nostra identità, per questo vale la pena salvarla”. Fa un discorso complessivo Bonanni: in sede negoziale nessuno, neanche i sindacati, deve guardare solo i propri interessi, “altrimenti si rompe il circolo con la comunità”.
Infine il dibattito torna sulle organizzazioni dei lavoratori: negli ultimi tempi “l’aria non è delle migliori – ammette il segretario della Cisl – ma mantenere l’unità è un requisito morale”. E c’è uno scambio di proposte: i sindacati chiedono al Governo maggiore attenzione per le fasce basse, il titolare del Welfare si augura nuove relazioni industriali. “Non liturgie formali – specifica – ma obiettivi sostanziali”. Per sostenere il cambiamento servono scelte impopolari ovvero, collegandosi all’attualità, i confederali “oggi devono accettare di perdere la tessera di qualche pilota, per guadagnare più apprezzamenti domani”. Una visione che non convince tutta la platea Uil, Sacconi è l’unico ospite che esce dalla sala accompagnato da una serie di fischi.
15 settembre 2008
Emanuele Di Nicola
























