Ancora in salita la trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Dopo il lungo weekend di incontri tra Federmeccanica, Fim, Fiom e Uilm, rimangono ancora notevoli le distanze tra le parti su tutti i principali capitoli del negoziato. I sindacati, nella serata di domenica, hanno dato un giudizio negativo sulle ipotesi avanzate dalle aziende e hanno proposto di affrontare i singoli capitoli uno per uno, a partire dal mercato del lavoro. E proprio su questo argomento, le organizzazioni dei lavoratori chiedono per i contratti a termine l'introduzione di una percentuale massima di utilizzo o di rinunciare alla possibilità di prorogare queste forme di contratto. Anche per i lavoratori interinali, si chiede di limitare la durata a 36 mesi e di mettere un tetto di 42 mesi in caso di sommatoria tra un contratto a termine e interinale. Una proposta "ancora peggiore" della precedente, secondo il direttore generale di Federmeccanica, Roberto Santarelli. E sembra difficile che le imprese possano gradire la proposta di affrontare un tema per volta, dopo aver sostenuto per mesi che il contratto dovrà essere un punto di equilibrio tra i vari capitoli.
Insomma, le parti cercano ancora di trovare un "metodo" per uscire dallo stallo in cui versa la trattativa. Prima di martedì, giorno in cui Federmeccanica riunirà il direttivo che, in caso di mancato accordo, potrebbe avallare la scelta di erogare unilateralmente gli aumenti contrattuali. Una minaccia che preoccupa sia i sindacati che Federmeccanica. Le imprese, Fiat in testa, hanno già mostrato parecchio fastidio per le liturgie e i tempi troppo lunghi del confronto. Un negoziato atipico, con le parti in queste lunghe giornate di trattativa si sono confrontate solo pochi minuti. La maggior parte del tempo i sindacati sono stati riuniti o nelle segreterie unitarie o nelle rispettive delegazioni. La sensazione è che le trattative siano ancora più di una, con quella interna alle varie organizzazioni, compresa quella datoriale, che ancora non permette un vero negoziato.
Con la scadenza di martedì alle porte, il rischio è che, pur di fare un accordo, si faccia un contratto di basso profilo che rischia di non cogliere né le esigenze di competitività delle imprese, né di migliorare la condizione dei lavoratori. Che il contratto possa avere elementi di innovazione rimane la speranza di Santarelli. Anche se, spiega, il comportamento finora tenuto dai sindacati "non depone bene per il futuro delle relazioni industriali".
Giorgia Fattinnanzi


























