Accordo tra Parlamento europeo, Commissione e Consiglio sulla revisione degli strumenti anti dumping e contro i sussidi, in modo da disporre di un armamentario di difesa aggiornato alle regole internazionali attuali e alle nuove esigenze.
La Commissione europea, si legge in una nota, pubblicherà una relazione dettagliata che descriverà la situazione specifica dei singoli Paesi esportatori, concentrandosi sulle “distorsioni significative” dei prezzi e dei costi, indicando chiaramente anche il significato di tali distorsioni. Tutte le parti interessate, in particolare i sindacati, potranno contribuire alle decisioni relative alle misure di difesa commerciale.
Dall’intesa derivano meccanismi comunitari più forti, nessun onere supplementare per le imprese europee, mentre, secondo quanto riporta il Parlamento Ue, gli standard in materia di lavoro e protezione ambientale saranno presi in considerazione.
L’industria e i posti di lavoro europei saranno maggiormente tutelati contro le importazioni oggetto di dumping commerciale o di sussidi, grazie all’accordo informale appena raggiunto (che dovrà essere ratificato in plenaria). L’Ue attualmente sta aggiornando la propria legislazione antidumping, in risposta alle pratiche commerciali sleali dei Paesi terzi che effettuano pesanti interferenze statali nell’economia.
I parlamentari europei rivendicano diversi punti chiave. Per la prima volta si terrà conto del rispetto delle norme internazionali in materia di lavoro e di ambiente nel decidere le misure antidumping. Non ci sarà alcun onere di prova supplementare per le imprese dell’Ue nei procedimenti giudiziari legati al dumping. Le piccole e medie imprese riceveranno assistenza per gestire eventuali reclami.
Le nuove norme utilizzeranno lo stesso metodo anti-dumping per tutti i paesi del Wto e prenderanno di mira le “distorsioni del mercato significative”, cioè i casi in cui i prezzi non sono basati sul mercato. Sono attualmente in corso negoziati con i ministri dell’Ue per un aggiornamento più ampio degli “strumenti di difesa commerciale” europei, al fine di aumentare i dazi sulle importazioni oggetto di dumping o sussidiate.
“L’Europa vuole il commercio aperto, ma non siamo degli ingenui”, ha commentato il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker al termine del vertice. “Per questo dobbiamo assicurarci di avere regole che consentano alle nostre imprese di competere su un terreno paritetico”.
Secondo il relatore al Parlamento europeo, Salvatore Cicu (del Ppe) “non resteremo a guardare mentre il nostro mercato è inondato da prodotti realizzati con pratiche commerciali sleali e tanti posti di lavoro sono minacciati. Tutti i Paesi possono beneficiare di un commercio globale libero ed equo, ma ognuno deve rispettare le stesse regole. Non è sicuramente così quando gli esportatori lavorano in un sistema di proprietà statale. Sono fiducioso che la nuova metodologia, che riguarda i Paesi con significative distorsioni dell’economia, continuerà a proteggere i nostri cittadini dai danni della globalizzazione”.
Per il presidente della commissione per il commercio internazionale, Bernd Lange “abbiamo fatto in modo che la nostra industria sia in grado di difendersi dalle pratiche commerciali sleali, ora e in futuro. Abbiamo ottenuto, affrontando una dura opposizione, che le imprese dell’Unione europea, proteggendosi dal dumping, non si trovino di fronte a ostacoli insormontabili. In qualità di sostenitori di un sistema di scambi commerciali basato sulle regole, abbiamo posto alla base di ogni discussione la compatibilità delle nostre regole con quella dell`Organizzazione Mondiale del Commercio”.
E.G.