Il primo passo nella tormentata vicenda dei rinnovi contrattuali è stato fatto ed è positivo. La firma unitaria dei nuovo contratto degli alimentaristi è un dato di assoluta positività, proprio perché è unitaria e quindi ha allontanato la paura che assieme Cgil, Cisl e Uil non potessero più fare nulla. Oggettivamente per gli alimentaristi è stato più facile. Per due ragioni. Perché la piattaforma rivendicativa era stata preparata prima che fossero definite le nuove regole, e quindi era stato possibile per i tre sindacati procedere assieme. E perché il settore sta attraversando un periodo felice. La crisi infatti ha spinto per un aumento del consumo di alcuni beni, come la pasta e il pane, a disposizione anche dei più poveri.
Adesso si deve procedere anche con gli altri contratti e le prospettive sono un po’ più rosee. Non certamente per i meccanici, considerando che la Fiom si è nei fatti esclusa dal negoziato presnetando richieste per il solo rinnovo del biennio economico. Ma per tutti gli altri settori non è da escludere che si arrivi a risultati positivi. Anche perché molti sindacalisti della Cgil puntano apertis verbis a una firma unitaria.
Sui contenuti del contratto degli alimentaristi la polemica è destinata comunque a permanere. Le interviste che al nostro giornale hanno rilasciato Gianni Baratta e Susanna Camuso mostrano infatti dei fatti due interpretazioni antitetiche. Il primo, segretario confederale della Cisl, afferma che è stato applicato in toto l’accordo del 22 gennaio. La seconda, segretaria confederale della Cgil, dice il contrario, che quell’intesa è saltata.
I numeri del contratto possono essere girati e rigirati in vario modo e tutti possono avere ragione. L’indicazione di chi quel contratto ha sottoscritto è precisa, l’intesa è stata rispettata, perché i 142 euro di incremento salariale sono la somma di 103 euro che venivano dall’applicazione dell’Ipca per i tre anni, di 13 euro che erano quanto dovuto per lo scarto che si era verificato tra l’inflazione programmata e quella reale nel biennio precedente, e da 26 euro per lo slittamento di quattro mesi della vigenza dell’accordo.
Numero veri? O si è andati più in là? Francamente non ci sembra utile perdere troppo tempo a verificare se i termini dell’aumento salariale disposto sia diverso dai parametri indicati, proprio perché è evidente che, in un momento di boom economico, le imprese hanno tutto l’interesse a evitare conflitti e sono disposti a sborsare anche un po’ più di quanto fissato. E in questo caso nessun sindacato di fa da parte. Sempre ammesso che quel qualcosa in più ci sia stato.
Quello che interessa è che lo spirito dell’accordo di gennaio sia stato rispettato fino in fondo. Perché il nuovo assetto contrattuale mirava a eliminare quanto possibile la conflittualità e accrescere la partecipazione. E sono una realtà positiva in questo senso i risultati ottenuti in materia di contrattazione integrativa, aziendale e territoriale, di sanità integrativa, ricercata invano da anni dalla categoria e ora realizzata, di bilateralità, realizzata con l’istituzione di un ente bilaterale che servirà per integrare il reddito di chi è in cassa integrazione. Risultati tangibili, concreti, che non possono davvero essere negati o sottovalutati. E’ in questo modo che si fa partecipazione.
Massimo Mascini
28/09/09
























