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Un patriota al Quirinale

Tommaso Nutarelli
Dicembre13/ 2021

Nello scranno più alto, nella carica che simboleggia l’unità nazionale e tutela la Costituzione, Giorgia (ovviamente Meloni) vorrebbe un patriota. L’eroina di Atreju non sa dire che se Draghi, uno dei nomi, se non il nome par excellence per il Quirinale, sia un patriota o meno. Forse il lignaggio europeo dell’ex presidente della Bce è fonte di dubbio per la leader di Fratelli d’Italia. Berlusconi invece sì. Ha il curriculum e soprattutto il physique du role per ambire a tale carica. Bisognerebbe soprattutto chiedere alla nostra se con la sua affermazione volesse dire, più o meno velatamente, che, siano a questo momento, non ci sia stato un vero patriota al Colle.

Sergio Mattarella non è un patriota nel suo continuo e incessante sforzo nel mantenere integra la coesione sociale del paese in un momento così duro e complesso come quello della pandemia? Luigi Einaudi, Sandro Pertini, Carlo Azelio Ciampi non sono stati dei patrioti?

L’assunto implicito nelle parole di Giorgia Meloni è che alcuni termini, come patriota, patria, patriottismo siano di esclusiva pertinenza di uno specifico schieramento politico. Che fuori dall’ovile della destra avvenga un tradimento, un travisamento, un’alienazione di questi vocaboli.   Ovviamente si tratta di capire con quali contenuti si vuole riempire il concetto di patriota.

Chi è per la leader della destra italiana il perfetto identikit del presidente patriota? Che cosa dovrebbe pensare? Che cosa dovrebbe dire? E soprattutto come dovrebbe agire? Dovrebbe difendere l’interesse nazionale all’interno della cornice inviolabile Dio, patria e famiglia? Ma in nome di quel dio e di quale idea di famiglia? Dovrebbe difendere il suolo natio dall’invasione di orde di barbari? Dovrebbe guardare all’Europa con perenne sospetto, sempre pronto a rispondere ai tiri sinistri di Bruxelles volti a calpestare la sovranità economica e cultura delle singole nazioni? Un patriottismo muscolare, che fa rima con sovranismo, immemore del fatto che non ci può essere nessun tipo di cooperazione e solidarietà – vedasi il triste destino dei rifugiati in ogni angolo d’Europa – tra chi persegue unicamente il proprio tornaconto nazionale?

Scendendo nel concreto, chi sono i modelli ai quali guarda Giorgia Meloni? L’Ungheria di Viktor Orban? La Polonia di Adrzej Duda? Il Brasile di Jair Bolsonaro? L’America di Donald Trump? Non sappiamo se la nostra eroina possa essere in disaccordo, ma annoverare tra gli atti di patriottismo la sospensione dei diritti, la limitazione della libertà di stampa, la soppressione dell’autonomia della magistratura, la negazione delle libertà della comunità Lgbtq, la costruzione di muri contro i migranti, la negazione del covid e la promozione di cure antiscientifiche, la distruzione dell’Amazzonia, ci vuole uno sforzo di fantasia non di poco conto.

Se dunque nella sua nuova repubblica presidenziale, il presidente patriota sognato da Giorgia Meloni dovesse riconoscersi anche solo in un centesimo di quanto detto sopra, allora sarebbe meglio per tutti noi continuare a eleggerli anarchici e sovversivi.

Tommaso Nutarelli

Tommaso Nutarelli

Redattore de Il diario del lavoro.