di Aldo Amoretti – Presidente Inca Cgil
Non credo sia il caso di parlare di problemi di metodo tra la Margherita e i sindacati a proposito della riforma delle pensioni, in quanto, almeno per quanto ne so io, non risultano sussistere patti di consultazione o altro.
Il problema, a mio avviso esiste, ed è politico, tra i partiti dell’Ulivo, dai quali ci si aspettano non solo liste ma programmi e proposte unitarie.
D’altra parte la confusione “sotto il cielo” è tanta. Il direttivo Cgil dice “non solo pensioni” chiedendo di trattare su una proposta “alta” che investa tutto lo Stato sociale e il sistema del welfare. Salvo poi disertare l’incontro con il Governo. Il quale Governo fa, anche in questa occasione, una magra figura.
Il guaio è che non c’è una piattaforma, né una prevalente volontà unitaria di Cgil-Cisl-Uil per affrontare insieme i temi delle pensioni e dello Stato sociale. Eppure ci sarebbero tanti argomenti da rivendicare in una eventuale trattativa con il Governo, a cominciare dal milione promesso ai pensionati da Berlusconi e che è un po’ come l’Araba Fenice, tutti ne parlano e nessuno sa dove sia. Oltre a non comparire in nessuna piattaforma.
Per quanto riguarda l’età del pensionamento, è auspicabile che si lavori più a lungo. Ma il vero guaio è il comportamento delle imprese, che spingono la gente fuori dal mondo del lavoro anche a cinquanta anni, in un sistema dove non è prevista uno straccio di possibile mobilità da un posto di lavoro ad un altro.
Temi come la totalizzazione, il diritto di opzione al contributivo, i contributi figurativi, i trattamenti minimi, gli ammortizzatori sociali, acquistano una rilevanza che non avevano in passato. E, a maggior ragione, giustificherebbero da parte dei sindacati l’elaborazione di una piattaforma unitaria, sulla quale organizzare la consultazione con i lavoratori, i negoziati con il Governo e confronti con le forze politiche.