Il Consiglio europeo che si è tenuto oggi a Bruxelles ha approvato, nelle sue conclusioni, il principio della creazione di uno “strumento di bilancio per la convergenza e la competitività” dell’Eurozona, come parte separata del bilancio comunitario, sulla base di una proposta che era stata lanciata una anno fa, il 19 giugno 2018, dal vertice bilaterale franco tedesco di Meseberg, ma che è stata ripresa solo in parte, almeno finora.
La proposta originaria, infatti, oltre a “convergenza e competitività” assegnava anche una terza funzione al bilancio dell’Eurozona: quella di sostenere la “stabilizzazione” degli Stati membri dell’euro, attraverso interventi finanziari (per esempio per i sussidi di disoccupazione) nei paesi sottoposti a “shock asimmetrici” (crisi economiche limitate al loro territorio e non diffuse in tutta l’Eurozona).
Inoltre, la versione provvisoria approvata finora dal Consiglio europeo non dice nulla sulle nuove fonti di finanziamento, specifiche del nuovo strumento di bilancio (per esempio una tassa sulle transazioni finanziarie, o sulle emissioni di CO2 o un altro genere di ecotassa), né della sua “governance”, che dovrebbe essere autonoma e diversa dalla gestione del normale bilancio comunitario pluriennale.
Il Consiglio europeo, nelle sue conclusioni, “prende atto dei progressi fatti”, ma chiede “all’Eurogruppo e alla Commissione di proseguire i lavori su tutte le questioni in sospeso, e di riferire rapidamente sulle opportune soluzioni di finanziamento”.
Gli elementi mancanti, inoltre, “dovrebbero essere concordati in via prioritaria” in modo da consentire di di terminare il lavoro nel contesto del prossimo quadro di bilancio pluriennale dell’Ue (2021-2027).
Il presidente francese Emmanuel Macron, durante la sua conferenza stampa alla fine del Consiglio europeo oggi a Bruxelles, ha preso atto dei progressi fatti, per una proposta che un anno fa sembrava destinata a essere presto abbandonata per mancanza di adesioni dagli altri paesi, compresa la Germania che l’aveva firmata. Il testo approvato “va nella direzione giusta – ha spiegato -, ma non è sufficiente, perché non risponde né alla questione di una ‘governance’ propria da parte degli Stati membri dell’Eurozona, in modo che non si tratti solo di una posta del bilancio comunitario; né a quella dei finanziamenti supplementari di dimensioni sufficienti”.
E poi, ha aggiunto il presidente francese, “non deve essere persa la funzione di stabilizzazione, su cui non c’era ancora accordo. La stabilizzazione è indispensabile come strumento per rispondere agli shock asimmetrici, una funzione che oggi è svolta in parte dall’Esm (il Fondo salva-Stati, ndr), ma con un dispositivo incompleto”.
Quella di oggi, dunque, “non è che una tappa, dobbiamo andare avanti”, ha insistito Macron, lamentando il fatto che alcuni paesi dell’Eurozona continuano a opporsi alla funzione della stabilizzazione perché “considerano che potrebbe generare una ‘rischio morale’, togliendo la pressione sugli Stati membri” affinché mantengano una gestione di bilancio sana.
“Io penso che questa sia un’idea falsa, e che dovremo convincere i paesi contrari. Se avessimo avuto uno strumento di stabilizzazione – ha concluso Macron – avremmo evitato la recessione nei paesi che hanno subito di più la crisi. Considero, con franchezza, che non ci siamo ancora”.
e.g.