Le rigidità di sindacati e imprese, sono un forte ostacolo allo sviluppo dell’Italia, lo ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in occasione della sua relazione alla Luiss per la celebrazione del centenario della nascita di Guido Carli. Per Visco “lacci e lacciuoli, intesi come rigidità legislative burocratiche, corporative, imprenditoriali, sindacali, sono sempre la remora principale allo sviluppo del nostro Paese”. Secondo Visco, “i problemi odierni dell’Italia sono molto simili a quelli che si potevano osservare al termine del governatorato Carli”. L’economia italiana ha subito una ferita, per rimarginarla occorre aumentare la produttività. Anche perché “Siamo scivolati indietro, abbiamo accumulato ritardi nel cogliere le opportunità offerte dai grandi cambiamenti: la globalizzazione degli scambi e la rivoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione” ha detto ancora. “Nella seconda metà del secolo scorso, ha aggiunto Visco, questo processo aveva conseguito rilevanti progressi: il reddito pro capite dell’Italia, in rapporto a quello degli Stati Uniti, era pari a poco più del 25 per cento nel 1946, aumentò fino a superare il 70 per cento all’inizio degli anni novanta; da allora si è ridotto a meno del 60 per cento”. L’immobilismo dell’economia e della politica porta al ristagno, ha poi concluso il governatore. “Oggi non manca, come non è mancata in passato, la consapevolezza delle cose da fare. Ma i movimenti della politica, del corpo sociale sono apparsi impediti e l’azione è risultata largamente insufficiente rispetto al bisogno. Le conseguenze dell’immobilismo sono però diverse da quelle che si manifestavano negli anni settanta: mentre allora era l’inflazione, oggi è il ristagno”, ha dichiarato.
Camusso: Visco ripropone ricette che hanno fallito
Alle dichiarazioni di Ignazio Visco sulla rigidità di imprese e sindacati che frenerebbe lo sviluppo, risponde pronta la segretaria generale della Cgil "Visco ha riprodotto il vecchio concetto dei lacci e laccioli'