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Zini (Confindustria Brescia), tuteliamo l’economia e la sfera sociale per il bene del territorio

Tommaso Nutarelli
Settembre08/ 2021

Guardare al bene del territorio, nel quale la salvaguardia della dimensione economica e di quella sociale. È questa la stella polare della Confidustria di Brescia. In questa intervista al Diario del lavoro il vice presidente degli industriali bresciani, Roberto Zini, spiega l’iniziativa dell’associazione per tutelare i 106 lavoratori della Timken, dopo la chiusura dello stabilimento di Villa Carcina, e il progetto “Un vaccino per tutti”, realizzato con Cgil, Cisl e Uil locali. 

Dopo l’annuncio della Timken di chiudere lo stabilimento di Villa Carcina, Confindustria Brescia ha avviato un progetto per tutelare i 106 addetti. Da dove nasce questa volontà?

Il territorio di Brescia da tempo manifesta il bisogno di manodopera specializzata nel settore meccanico. Una volta appresa la decisione della Timken e completato tutto l’iter istituzionale Confindustria Brescia, che dall’inizio ha seguito la vertenza, ha avviato questa iniziativa per tutelare i lavoratori e l’economia del territorio.

Potremmo definirla un’azione di ricollocamento?

Più che un’opera di ricollocamento la chiamerei un’azione di messa in rete. Ci siamo mossi per capire se ci fossero imprenditori del territorio disposti ad assumere questi lavoratori, e a oggi registriamo l’interessamento di venti imprese. Naturalmente poi la selezione e l’assunzione è totalmente in mano all’azienda. L’altra linea sulla quale ci stiamo muovendo è quella di capire se ci sono degli investitori disposti a rilevare lo stabilimento di Villa Carcina. Viviamo una fase difficile, nella quale la dimensione sociale delle associazioni di rappresentanza deve essere ancora più marcata.

Una modalità di gestione delle crisi che secondo lei Confindustria dovrebbe adottare anche in altre realtà?

Il nostro auspicio è quello di avere messo in piedi un percorso virtuoso, nel quale mettiamo al centro l’importanza del lavoro. Ma sono convinto che anche in altri territori ci siano iniziative di questo tipo.

La fuga delle multinazionali è uno dei temi al centro dell’agenda economica e politica del governo. Condivide l’approccio dell’esecutivo?

Più che agire con divieti, limitazioni o semplicemente ripiegandosi su sé stessi, bisogna invogliare le multinazionali a investire nel nostro paese. Naturalmente questo non vuol dire lasciarle libere di non rispettare le leggi o gli accordi fatti con le parti sociali. Ma neanche pensare che le multinazionali siano unicamente “brutte e cattive”, quando invece portano lavoro, ricchezza e competenze a un territorio. Quello che dobbiamo fare è preparare terreno fertile per l’impresa.

In che modo?

Reinvestendo, seriamente, in una nuova politica industriale e eliminando i nostri limiti e ritardi storici, partendo dalla riforma della giustizia, anche quella civile, fino allo snellimento della burocrazia.

Sempre in tema di dimensione sociale, Confindustria assieme a Cgil, Cisl e Uil di Brescia ha avviato il progetto “Un vaccino per tutti”. Di che cosa si tratta?

L’area di Brescia è stata una delle più colpite dalla pandemia, non c’è nessuno di noi che non sia stato toccato da questa tragedia. Il vero nemico da sconfiggere è il virus, le divisioni tra noi e i sindacati non portano da nessuna parte. L’importante è poter riconquistare la nostra vita, tutelando economia e salute. Il progetto ha un duplice scopo. Da un lato sensibilizzare sull’importanza della vaccinazione i lavoratori e i loro familiari, dall’altro raccogliere fondi per sostenere la vaccinazione nei paesi più poveri. Con questo progetto vogliamo far nostro l’appello del premier Draghi che aveva spronato i paesi ricchi a vaccinare quelli poveri, senza dimenticare le parole di papa Francesco che ci ricordano come da questa pandemia se ne esce tutti assieme.

Nel concreto come si svolgerà?

Le aziende, su base volontaria, per ogni lavoratore che abbia terminato il ciclo vaccinale possono destinare alla onlus Medicus Mundi 20 euro, impegnata nella vaccinazione nei paesi africani, e in particolare in Mozambico. Il dipendente potrà inoltre donare un importo pari a un’ora di retribuzione, e l’azienda farà altrettanto. Infine lavoratore e impresa potranno erogare una somma pari al 150% del valore di ferie/permessi maturati, fino a un massimo di 8 ore, a cui ogni dipendente potrà scegliere di rinunciare.

Un accordo figlio di un sistema di relazioni industriali partecipativo, diverso dal clima che si respira al livello nazionale.

C’è sicuramente un sistema di relazioni industriali molto consolidato, che guarda al bene del territorio.

Tommaso Nutarelli

Tommaso Nutarelli

Redattore de Il diario del lavoro.

Redattore de Il diario del lavoro.